architect: Alessandro Pasero

year: 2025

“Campato in Aria” is an Italian idiom that means something without solid foundation: uncertain, loose, unfounded. It suggests being “pitched (or camped) in the air”. Campato derives from Campare [To survive] which derives from Campo [Camp].

L’abate Marc-Antoine Laugier (1713–1769), nel suo Essai sur l’architecture, afferma che il primo riparo dell’uomo si incarna nella petite cabane rustique, una capanna composta da pochi elementi naturali con cui l'uomo “se faire un logement qui le couvre sans l’ensevelir”. Ancora oggi possiamo dire, senza troppe forzature, che una buona architettura è quella che continua a richiamarsi a questo principio originario.

Line Armenian Architecture Biennial

Anche Vitruvio, del resto, individua nell’imitazione dei rifugi animali da parte dell’uomo l’origine dell’architettura, sottolineando come il rapporto tra uomo e natura – o con ciò che è naturale – sia da sempre una forza generatrice per la disciplina architettonica.

Lorenzo Basili

Certo, i riferimenti di Laugier e Vitruvio sono astorici, ma proprio per questo diventano fondamentali nella costruzione di un racconto e nella definizione delle basi teoriche dell’architettura. E anche se sappiamo bene quanto questi riferimenti siano idealizzati, ogni volta che ci troviamo davanti a una capanna – o a una forma che ne richiama l’archetipo – la mente, per chi si occupa di architettura, torna inevitabilmente a quei principi remoti. La capanna è, in fondo, una figura del riparo: ci avvolge, ci protegge, ci trasmette un senso profondo di quiete.

È proprio a partire da questa suggestione che Alessandro Pasero con Carlotta Oliosi sviluppa il progetto Campato in Aria, un padiglione temporaneo realizzato in occasione della Line Armenian Architecture Biennial, svoltasi dal 6 settembre al 4 ottobre 2025. In questo caso, però, l’idea generatrice non è la capanna in sé, ma il movimento dei costumi tradizionali delle danzatrici armene: le ampie gonne rosse che si sollevano e ruotano durante la danza, diventando per un istante tende sospese nello spazio. Da questa immagine poetica nasce il progetto.

Lorenzo Basili

Osservato dall’alto, Campato in Aria si presenta come un equilibrio di forze in tensione. La leggerezza della tenda sospesa dal suolo è bilanciata dal peso di dodici massi, uno per ciascuno degli spicchi che compongono la struttura. È come se un delicato gioco gravitazionale trattenesse il tendaggio al terreno, trasformando la leggerezza in stabilità. A rimando degli abiti tradizionali armeni, 320 monetine sovradimensionate in acciaio ornano la superficie della tenda che agitate dal vento creano un perenne tintinnio.

I materiali utilizzati sono essenziali e ridotti al minimo: una tenda in nylon, dodici cavi d’acciaio e un palo centrale, anch’esso in acciaio, che si eleva per 3,5 metri dal suolo.

Lorenzo Basili

Il tendaggio, dalla forma dodecagonale, copre una superficie di circa 50 metri quadrati. Il padiglione è sormontato da un’asta orizzontale di 1,25 metri che sostiene, al di sopra della copertura, oggetti ispirati all’immaginario delle stazioni meteorologiche: anemometri, una bandiera, una luce notturna. Questi elementi rendono visibile, attraverso il movimento, la direzione e l’intensità del vento.

«Di notte – spiega Alessandro Pasero – il padiglione diventa una lanterna: un punto di riferimento temporaneo per il parco e una torre segnale per la città». Campato in Aria rende visibili i dati dell’aria e li trasforma in un’esperienza percettiva fatta di suoni e movimenti.