Audio Architecture è la mostra recentemente inaugurata presso il museo 21_21 Design Sight di Tokyo. Diretta dal poliedrico artista Yugo Nakamura, essa indaga sul rapporto tra musica e architettura. Nello specifico, l'esperimento consiste nel creare spazi basati su una canzone originale prodotta per l’occasione dal musicista Keigo Oyamada (Cornelius).
"La musica è architettura liquida; L'architettura è musica congelata ", per citare Johann Wolfgang von Goethe. Molti architetti e critici hanno scritto su quest’argomento nel corso dei secoli. La musica e l'architettura condividono molte caratteristiche, come ritmo, pattern, armonia e proporzione. "Tuttavia, la musica non è qualcosa da osservare con gli occhi, ma da ascoltare con le orecchie. Essa non è qualcosa in divenire, ma un fenomeno del momento presente che scorre nel passato", afferma il regista Nakamura.

photo by Giuseppe De Francesco

Partendo da questa premessa, la sfida principale di questo progetto è stata quella di creare spazi sinestetici, dove l'occhio e le orecchie potessero collaborare in armonia. Otto creativi sono stati invitati a tradurre una melodia in immagini, utilizzando mezzi di comunicazione eterogenei (film, animazione, danza, grafica, illustrazione, programmazione e media design). David Byrne ha accennato dell’intima corrispondenza tra musica e architettura, sostenendo che la musica è generata per adattarsi a un contesto fisico. Per esempio - ha scritto - "un uccello non canterà nello stesso modo quando è su un albero e quando è a terra, né canterà allo stesso modo in una parte del mondo come fa in un'altra; la sua canzone - il suo messaggio - si adatta all'ambiente che la contiene".
La mostra Audio Architecture ribalta questo concetto, facendo risuonare la stessa melodia in diversi ambienti e sperimentando, in questo modo, come lo spazio sia in grado di cambiare la percezione della musica.
I visitatori sono accolti in una prima sala dedicata alla musica originale creata da Cornelius, dove una proiezione mostra la band che si esibisce in studio. Segue un grande schermo, sul quale tutte le otto creazioni sono riprodotte simultaneamente oppure in sequenza. Infine i visitatori sono invitati a proseguire verso il retro del grande schermo, dove ogni proiezione è ospitata all'interno di piccole sale dedicate.

photo by Giuseppe De Francesco

Cocktail Party in the Audio Architecture esplora il fenomeno chiamato "effetto cocktail party" – ovvero quello di concentrarsi su un particolare suono mentre si attutisce il rumore di fondo. Endgame Study parte dai testi di diversi autori per indagare sul concetto di significante e significato. In fibrils sviluppa il tema della struttura delle fibre muscolari. Music Worm si concentra sulla complessità della musica e crea "qualcosa che pulsa come un organismo vivente". Another Analogy approfondisce l'estetica delle immagini digitali e dei “glitches”. Airflow gioca con un movimento di linee umoristico e sensuale. Layers Act esplora il potenziale della sovrapposizione di film trasparenti su cui sono disegnati semplici pattern. Jido-rhythm, infine, incorpora nella musica la persona che ascolta la musica.
Ciò che rende questa mostra attraente è la sua capacità di creare una forte empatia con i visitatori, i quali sono stimolati a generare mentalmente la propria immagine della canzone. La pienezza di stimoli visivi delle otto opere esposte è solo il punto di partenza. Tutti sono invitati a remixare queste immagini, liberare la fantasia e immaginare nuove architetture.

photo by Giuseppe De Francesco

Giuseppe De Francesco è un fotografo italiano e vive tra Europa e Asia. Recentemente ha visitato la mostra Audio Architecture e la sua personale immagine della canzone di Cornelius è quella percepibile nel video qui allegato. Nel suo lavoro, alcuni frammenti delle otto opere sono perfettamente remixati e sincronizzati a ricreare la sua interpretazione della mostra. Questo è probabilmente, nelle intenzioni del direttore Nakamura, lo scopo ultimo della mostra: stimolare i visitatori ad ascoltare la musica usando la propria intelligenza spaziale.