area 150 | havana

architect: Vittorio Garatti

location: Havana, Cuba

year: 19611964

Prefigurazione di futuro

ll Complesso delle Scuole Nazionali d‘Arte, nominato Monumento Nazionale di Cuba l‘8 novembre 20121, incarna lo spirito e i principi della Rivoluzione Cubana, prima vittoria della più ampia rivoluzione Latino-Americana, che passa da Simon Bolivar fino a Jose Marti, espressione della volontà di creare un grande Centro Culturale del socialismo internazionale di Cuba e dei paesi del Terzo Mondo. I primi investimenti che fece la Rivoluzione furono nella Cultura con la conversione delle caserme in scuole e l‘avvio della ‘Campagna di Alfabetizzazione‘, chiudendo le scuole per un anno e mandando gli studenti nei villaggi per insegnare ai contadini a leggere e scrivere. In questo stesso periodo vennero creati anche la Scuola Internazionale di Medicina e la Scuola Internazionale del nuovo Cinema Cubano (ICAIC). Tutti questi progetti riflettevano la Rivoluzione in tutti i suoi aspetti dinamici, non c‘erano dogmi imposti, c‘era totale libertà creativa. Sotto queste premesse nascono le Scuole Nazionali d‘Arte, che Fidel Castro e Che Guevara decidono di realizzare nel luogo più esclusivo della borghesia Cubana, il Country Club di Cubanacan. Questo Centro Culturale per le Arti, doveva accogliere le culture di Asia, Africa e America Latina, in uno spirito di integrazione e interscambio reciproco. La realizzazione del complesso fu una sfida contro il tempo, Cuba era in guerra, e bisognava concludere l‘opera il più rapidamente possibile. L‘incarico venne affidato inizialmente a Selma Diaz, la quale resasi conto della portata e della dimensione dell‘opera chiese a Ricardo Porro, con maggiore esperienza, di occuparsene. Porro ne capì l‘importanza e viste la difficoltà dovute alle limitazioni di tempo chiese la collaborazione di Vittorio Garatti e di Roberto Gottardi.

photo by Salvatore Di Gregorio

‘Fu lo stesso Porro, che conoscemmo in Venezuela, a chiamarci a Cuba in seguito alla fuga in massa dei professori e tecnici legati alla borghesia cubana che al trionfo della Rivoluzione lasciarono l‘isola. Le Università non avevano professori, ed in poco tempo dal mio arrivo in dicembre del 60‘ mi venne affidato un incarico di insegnamento per un corso di composizione urbana‘ (Vittorio Garatti).

Le cinque costruzioni autonome di Danza Moderna, Balletto, Musica, Arti Plastiche e Arti Drammatiche, vennero collocate ai margini del terreno del country club, mantenendo così intatta l‘area verde, strutturando così una ‘città-parco‘.
‘Il cantiere ebbe inizio subito dopo aver definito le planimetrie, di giorno si seguiva l‘esecuzione delle opere in cantiere, di notte si lavorava ai disegni dei dettagli costruttivi da eseguire l‘indomani. Con me lavorava l‘architetto Jose Mosquera, all‘epoca mio studente del primo anno di Architettura, che ha seguito tutte le fasi di progettazione e di cantiere degli edifici di Balletto e Musica‘ (Vittorio Garatti).

School of Ballet - site plan

Il risultato ‘formale‘ non fu una scelta ‘stilistica‘, ma la risultante di un metodo di analisi del ‘contesto‘, inteso non solo come contesto geografico, ambientale ed architettonico ma anche sociale, culturale, artistico, letterario ecc.
Le Scuole d‘Arte sono permeate dal ritmo della grande tradizione musicale Cubana, dalla pittura di Wifredo Lam, riconoscibile nella pianta di Balletto, dalla poesia di Lezama Lima e dagli elementi architettonici tipici dell‘architettura coloniale (come le finestre ‘medio-punto‘ per la scuola di Balletto) e dai principi della Rivoluzione.

School of Ballet. Practice classroom and Theatre, 1964

‘In architettura bisogna arrivare alle forme il più tardi possibile, non dovevano essere ‘forme di rappresentanza del potere‘ la Rivoluzione aveva messo il potere nelle mani del popolo, per cui dietro al popolo non c‘erano più padroni da rappresentare. Dovevano essere architetture da vivere e da godere, spazi di libertà e di vita‘ (Vittorio Garatti).

I materiali utilizzati non vennero scelti, in quel momento a Cuba c‘era poco ferro e poco cemento, non c‘erano marmi e la pietra era molto scarsa, però era molto sviluppata la fabbricazione di mattoni.

‘Lavorando in un parco questo ‘vincolo‘ imposto sui materiali da costruzione fu uno stimolo, il mattone è perfetto per le architetture dei giardini, basta pensare ai giardini arabi, a ‘Le mille e una notte‘, alle serre inglesi, all‘Alhambra. Attingendo al nostro personale ‘museo della memoria‘ i nostri riferimenti si allargarono ai giardini mediterranei, le ceramiche di Capri, l‘isola di Panarea, le voluttuosità urbanistiche del Lansdowne Crescent di Bath e le cupole della biblioteca di Labrouste. Fu un‘esperienza totale, in un clima di totale libertà creativa. C‘era molta eccitazione e voglia di realizzare qualcosa di nuovo qualcosa che fosse ‘di tutti‘ e ‘per tutti‘. Durante la costruzione un operaio mi disse; ‘prima costruivamo per gli altri, ora costruiamo per noi stessi, sappiamo che i nostri figli se avranno le potenzialità potranno frequentare questa scuola. Aggiungendo costantemente informazioni ad un sistema aperto questo si modifica e si deforma in base ai differenti input che riceve, innescando così un processo creativo organico di ‘auto-generazione‘ delle forme. Se il processo è autentico il prodotto sarà irriconoscibile, spesso anche dallo stesso autore, un linguaggio nuovo che ha bisogno di tempo per essere compreso‘ (Vittorio Garatti).

Cosa sono le Scuole d‘Arte oggi.

‘Nel 2000 in occasione della prima iscrizione delle Scuole d‘Arte al programma Watch della World Monument Fund Sergio Baroni, con il quale ho realizzato il padiglione Cubano all‘esposizione internazionale di Montreal in Canada nel '67, e il progetto di concorso per il monumento per Playa Giron, scriveva così riguardo al futuro delle Scuole d‘Arte.
(…) Da molti anni le Scuole Nazionali d‘Arte sono molto più che una delle opere più significative dell‘epoca rivoluzionaria; si sono convertite in un punto di riferimento insostituibile per tutto quello che riguarda creativamente a cuba il fare architettonico
(…) le Scuole d‘Arte non sono un ‘caso‘, un episodio, né per il tema che svilupparono, né per il luogo dove vennero costruite, lo sono per la capacità e il metodo che utilizzarono i creatori per realizzare un complesso dove, nelle straordinarie diversità di soluzioni architettoniche che hanno prodotto, raggiunsero senza dubbio le dimensioni di un discorso unitario caricato di citazioni, allusioni e metafore.
(…)ora si aggiunge un nuovo capitolo alla storia delle Scuole d‘Arte: si pone il problema se si debba mantenere il programma iniziale o ci si debba adattare alle nuove circostanze e necessità. Questa è una questione frequente nella ri-funzionalizzazione di opere storiche o archeologiche e si presenta adesso come un problema di un'opera contemporanea non terminata, e dedicata a una funzione tanto drammatica come l‘insegnamento artistico.
(…) sorge quindi il dilemma: riscattare per la memoria del paese e della cultura mondiale un' opera di particolare valore e significato artistico, o recuperare e ri-funzionalizzare i limiti, in questo caso superiori, del sistema di insegnamento del paese?2.

School of Music - Drawing by Vittorio Garatti, 1961

Probabilmente entrambe le cose, quello che è certo è che solo portando a compimento il progetto che si è paralizzato nel 1964 si avrà la percezione del vero valore culturale e delle enormi potenzialità che il progetto aveva in seno già dal momento del suo concepimento. Quando venne chiuso il cantiere erano passati solo due anni dalla crisi dei missili, e la situazione nel paese era di totale incertezza. Cuba era ancora in guerra. La Scuola di Balletto nel ‘64 era completa per il 90%, mancavano i serramenti, i pavimenti delle aule di pratica e del teatro ed alcuni impianti oltre agli arredi. Diversa era la situazione per la scuola di Musica, che raggiunse solo il 40% di realizzazione, mancava il Teatro di Sinfonica, il Teatro da Camera, ed il ‘gusanito‘ che ospitava gli spazi di servizio, la biblioteca, le aule per il coro, oltre al percorso in quota detto ‘catena‘, dalla somiglianza formale con una catena per biciclette, che fungeva da elemento connettore di tutti questi spazi creando un patio centrale aperto al parco.
‘Non ho mai smesso di occuparmi del progetto di completamento delle Scuole d‘Arte, un progetto non finisce mai, un buon architetto dovrebbe saper progettare anche le deformazioni che inevitabilmente si creano quando si modifica un sistema. Ma nel caso delle Scuole d‘Arte non c‘è differenza tra il ‘progetto di oggi e il progetto di ieri‘. È lo stesso progetto portato a compimento. Abbiamo portato a termine, e qui presentiamo in anteprima, la ricostruzione virtuale della Scuola di Balletto e di Musica, per poter così rinnovare quell‘immagine che col passare del tempo stava sbiadendo, mostrando gli spazi così come saranno una volta terminati“ (Vittorio Garatti).

School of Music - view of the Theatre- Project of completion, 2016

Musica e Balletto hanno sofferto particolarmente di questo stato di incompiutezza, ma nonostante tutto hanno accolto alcuni degli artisti Cubani attualmente più famosi al mondo, come per esempio Kcho, Rene Francisco, Sandra Ramos e molti altri, che oggi ci tornano per esporre i loro lavori, con quel bisogno di ritornare alla propria casa dopo un lungo viaggio. Hanno ospitato e continuano ad ospitare molti artisti contemporanei, come il coreografo spagnolo Miguel Rubio che nel 2008 ha realizzato nella scuola di Balletto lo spettacolo ‘man_go‘3 utilizzando per la prima volta il Teatro di Coreografia della Scuola di Balletto sfruttando a pieno le potenzialità che lo spazio gli offriva. Da molti anni sono sede di mostre ed esposizioni collaterali alla Biennale d‘Arte dell‘Avana, soggetto di documentari e film, e non hanno mai smesso di ospitare e produrre arte. La loro posizione unica al centro del Caribe rende le Scuole d‘Arte un potenziale centro di riferimento per l‘arte e la cultura cubana, latino-americana ed internazionale in un momento storico di forti cambiamenti, innescando un processo formativo ed economico a livello nazionale ed internazionale. Rimettere in funzione le vecchie fornaci per la produzione del cotto non solo garantisce il mantenimento futuro degli edifici con un costo relativamente basso, ma servirebbe per  conservare e rispolverare una tecnica costruttiva ormai dimenticata nel paese, il cotto e la volta catalana. Come scrisse Hugo Consuegra, ‘(...) tra blocco economico ed aggressioni armate Cuba si permette il lusso di costruire (…) Scuole d‘Arte di tali proporzioni come non se ne vedono a Londra, Parigi, New York o Roma‘4. Oggi questo lusso va messo a frutto, una grande potenzialità per un paese che ha nella cultura, nell‘arte, nella musica, nel ballo, nel cinema, nella letteratura,  una delle caratteristiche che la contraddistinguono internazionalmente. In fondo come diceva Ricardo Porro, ‘l‘Architettura è una cornice poetica per la vita dell‘uomo‘.