Se è vero che il livello delle infrastrutture e dei servizi di un paese, affidato alle politiche nazionali, rappresenta il grado di civilizzazione e di progresso di una cultura, la capacità e l’efficacia nel diffondere e far circolare l’informazione lo sono altrettanto. Con la differenza che il web attraverso i suoi nuovi strumenti misura oggi non solo la lungimiranza dei governi ma la capacità di iniziativa privata che, se ben utilizzate, diventano termometro della creatività e dell’intraprendenza di un paese.

E’ fondamentale però immaginare il contributo e capire la differenza che c'è tra fare informazione e offrire l’opportunità di affrontare questioni critiche. Un’occasione che, attraverso l’uso strategico del web, diventa una grande responsabilità per aiutare il navigatore a capire meglio quello che consuma e che, quando possibile, trasforma lui stesso in artefice dell’informazione e del suo appropriato utilizzo.

La creazione di un sito è il primo step che  può offrire una vetrina sul mondo (vedi il nuovo sito bagnodesignnews.it) ma rappresenta soprattutto un’occasione di scambio e crescita per tutti, anche per noi professionisti del settore bagno (progettisti, titolari di showroom, imprenditori, editori, fornitori di servizi,...).

Certo è che la facilità di accesso alle informazioni, al dibattito e allo scambio di esperienza portano a una maggiore consapevolezza e crescita e cioè alla formazione di un’opinione.

Lo sa bene chi gestisce le regole del potere (dell’informazione).

Le tendenze di Twitter vengono sempre più analizzate dai governi per valutare i “sentimenti” dei cittadini. Lo stesso Papa Francesco ha intrapreso “l’evangelizzazione” via web venendo addirittura premiato dall’oscar italiano della rete (Macchianera award 2013) per l’uso disinvolto e assiduo del suo profilo twitter.

Così, mentre gli statisti si sbilanciano nel prevedere che entro il 2015 internet potrebbe arrivare a pesare ben oltre il 4% del prodotto interno lordo nazionale, la web economy supera oggi un settore piuttosto florido come quello della ristorazione che arriva oggi a malapena a costituire il 2% del pil.

Che il futuro del nostro paese sia quindi affidato oltre che al saper fare cultura del cibo al saper fare cultura del web?