Sempre di più, anno dopo anno, migliaia di persone accorrono a Milano in occasione della Design Week. Un evento imperdibile per gli amanti del design, architetti, artisti o semplicemente per tutti coloro che desiderino vivere Milano in uno dei momenti più emozionanti dell'anno.
La presenza di numerosi artisti internazionali, assieme alla collaborazione di istituzioni italiane e sponsor variegati, ha portato a un risultato eccellente e a una settimana di eventi interessanti e divertenti.
Quest'anno, il fenomeno ha dato luogo ad oltre 434 mila persone, record assoluto di visitatori, tra il Salone e il Fuorisalone.
La redazione di area si riserva di selezionare alcuni degli interventi più meritevoli, riassumendo le loro caratteristiche in un articolo che ricapitola il perchè valeva la pena di 'esserci'.

photo by Giulia Piermartiri

Tra le novità di quest'anno, si ha l'esposizione nello Spazio Alcova, ex fabbrica di panettoni milanese, in via Popoli Uniti e via Venini, a cura di Joseph Grima e Valentina Ciuffi, rispettivamente degli studi Space Caviar e Studio Védet.

Il luogo industriale di indiscutibile fascino con piante selvatiche lasciate crescere al suo interno, una pavimentazione grezza in cemento e un montacarichi inutilizzato, ha accolto per l'occasione le creazioni di artisti eterogenei, capaci di dialogare meravigliosamente con l'architettura circostante e impegnati nella ricerca sui temi del vivere e dell’abitare contemporaneo, la cultura del design, i materiali e l’innovazione.
Tra le giovani realtà italiane chiamate a partecipare si riscontrano i nomi di Bloc Studios, Architetti Artigiani Anonimi, Jasper Morrison, Buro Belén, ma anche il celebre architetto Cristiano Toraldo di Francia, in collaborazione con I-Mesh o il collettivo Better Known As.

photo by Camille Vivier

A distinguersi sono gli oggetti marmorei del gruppo italiano Bloc Studio, fondato a Carrara nel 2014 da Sara Ferron Cima e Massimo Ciuffi, e basato sull’idea innovativa del marmo come materiale impiegato nel design funzionale e al di fuori delle logiche industriali.
I due giovani creativi dimostrano la volontà di trasformare le pietre naturali allo stato grezzo in oggetti di uso quotidiano, preservandone le qualità intrinseche, sposando la filosofia secondo cui ogni blocco di marmo racchiude una storia che deve essere raccontata e dunque rappresenta un pezzo unico ed esclusivo.
In occasione della Milano Design Week, i due artisti propongono tre nuove serie di oggetti, in cui per la prima volta si associa la materia del marmo a nuovi valori cromatici, dando vita ad una collezione arricchita dai toni del rosa Portogallo, del verde giada, del grigio della pietra serena, o del bianco arabescato e del noir antique.

Ed ecco che il marmo si plasma in maniera da assumere forme organiche, talvolta antropomorfe, come quelle dei seni di una donna, riproposti in chiave contemporanea all'interno della serie Avalon, in collaborazione con i designer Valentina Cameranesi.
Come ogni anno, a far parlare il pubblico è stata invece l'installazione di COS, che, in seguito alle collaborazioni degli anni scorsi con Nendo, Snarkitecture e Sou Fujimoto, stavolta ha scelto l'artista americano Phillip K. Smith III, come mente creativa dell'allestimento.

Per pochi giorni, dal 17 al 22 aprile, la grande installazione scultorea on site di Philip K. Smith III è stata ospitata all'interno del chiostro del Palazzo Isimbardi in Corso Monforte.
La scultura specchiata, così come molte delle opere d'arte dell'artista, interagisce fortemente con l'ambiente naturale circostante, permettendo di vivere gli spazi in modi nuovi. Open Sky ha destato l'attenzione dei visitatori del Fuorisalone, facendoli reagire ciascuno diversamente dinnanzi alla scultura, aiutandoli a percepire il mondo che li circonda momentaneamente in maniera differente, offrendo spunti e fonti d'ispirazione per il lavoro dei giovani creativi.

photo by Marco Cappelletti

Altro oggetto scultoreo che utilizza il linguaggio degli specchi e gioca sull'inversione del punto di vista è l'intervento temporaneo realizzato dagli architetti del gruppo Labics all'interno della Ca' Granda, piccola architettura che comunica immediatamente con la sua presenza, in via Festa del Perdono a Milano. Si tratta di un prototipo, di un oggetto segnaletico, un'opera che continua la ricerca dello studio sul tema del rapporto tra spazio e struttura, portata avanti dai noti architetti romani Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori.
La percezione dello spazio varia dall'esterno all'interno della struttura, come un caleidoscopio, in cui le immagini sono scomposte, ribaltate, ricomposte in forme nuove, generando un racconto inatteso.

photo by Mindcraft

Inoltre, nel cortile del chiostro minore di San Simpliciano, la collettiva danese Mindcrafts ha accolto ancora una volta, per il decimo anno, le eccellenze del design scandinavo, in cui si manifesta un insolito uso di materiali e manodopera applicata al design al fine di esaltare l'esperienza sensoriale dell'utente.
Tra i designer, spiccano i tessuti intrecciati appesi della danese Iben Høj, dal titolo Aurora Borealis. I filati sono composti da un massimo di sette distinti filamenti che, cuciti tra loro, rendono l'effetto cangiante e luccicante desiderato.
L'opera completa prevede oltre cinquanta filati differenti e l'artista Iben Høj descrive il processo di creazione una 'pittura con le fibre'.

Nella Mediateca di Santa Teresa, un altro spettacolo è stato allestito da Gufram: luci stroboscopiche, musica a tutto volume e sedute singolari, organizzate grazie alla mente creativa di Atelier Biagetti, dello studio parigino GGSV e degli olandesi ROTGANZEN, che attingendo dagli archivi storici dell’azienda italiana, hanno realizzato una serie di divani modulari ispirati alla Linea Discoteca, risalente alla fine degli Anni 70.
L’irrefrenabile energia e joie de vivre di Gufram non potevano che esplodere in modo più fragoroso.

Il brand, storicamente legato agli iconici pezzi della stagione radical, presentati in maniera sempre fresca nei suoi colorati cataloghi, ha fatto ballare tutti con Disco Gufram, la sua discoteca visionaria.
La volontà dei designer è stata quella di non tradire il mood della collezione originale, ma reinterpretarla dandole un twist contemporaneo: non si tratta di oggetti vintage, ma della possibilità di portare nell’interior un pezzo della propria discoteca preferita.
Singolare è stato anche l'intervento a Palazzo Clerici di HAY, brand scandinavo di oggettistica e mobili di design, in collaborazione con Sonos e We Work, i quali hanno allestito una grande esposizione di articoli, che si integrano con il loro stile contemporaneo alla ricchezza e alle forme ridondanti del palazzo seicentesco milanese.

Infine, nel cortile del Palazzo di Brera, sede dell'Accademia di Belle Arti, Panasonic ha celebrato il centesimo anniversario della multinazionale giapponese con un'installazione immersiva Air Inventions, un imponente padiglione a forma di goccia d'acqua che, oltre ad evolvere l'aria da elemento etereo a materico, rivoluzionando così il concetto di design del prodotto, ha consentito ai visitatori del Fuorisalone di respirare l'aria più pura e pulita di Milano.