Fondazione Prada presenta la mostra “Torbjørn Rødland: The Touch That Made You” dal 5 aprile al 20 agosto 2018 negli spazi di Osservatorio, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.
Concepito e presentato inizialmente da Serpentine Galleries a Londra, il progetto a cura di Hans Ulrich Obrist e Amira Gad riunisce una selezione di più di 40 opere fotografiche e 3 video realizzati tra il 1999 e il 2016 dall’artista norvegese Torbjørn Rødland.
Come spiega Torbjørn Rødland, il titolo “The Touch That Made You” rimanda “ai processi analogici: il tocco della macchina fotografica, il tocco della luce che colpisce la pellicola, il tocco dei liquidi che scorrono sulla pellicola durante lo sviluppo. Ed è una cosa che collego alla complessità e all’intimità di alcuni soggetti - gli incontri tra due individui o tra oggetti e corpi”.

from left to right: Hands and Eyes. Portrait no. 4; Hands and Eyes. Portrait no. 2; Hands and Eyes. Portrait no. 3; Hands and Eyes. Portrait no. 1; Hands and Eyes. Portrait no. 5, (2008-10).

L’artista lavora con la fotografia analogica creando delle messe in scena costruite e precise. Nel suo processo creativo convivono quindi una dimensione di controllo che esercita sulle persone e sugli oggetti all’interno del set e una componente di sorpresa e imprevedibilità, in quanto il risultato finale dei suoi sforzi è visibile solo quando l’immagine è sviluppata e stampata su carta fotografica.
Celebre per i suoi ritratti, le nature morte e i paesaggi, Rødland unisce alla chiarezza formale tipica dell’immagine commerciale uno sguardo personale e poetico, attraverso il quale trasforma parti anatomiche, oggetti quotidiani ed elementi naturali in feticci ambigui. I suoi lavori provocano nello spettatore una reazione ambivalente di repulsione e attrazione, intimità ed estraneità rispetto ai soggetti ritratti. Rødland sviluppa le sue immagini isolando o producendo dei conflitti visivi: contrasti tra materiali, come in Frost no. 4 (2001) o The Geller Effect (2014); tra condizioni fisiche come in Pump (2008-2010) o Candles and Cubes (2016); tra aspetti esteriori di due soggetti ritratti, come in Midlife Dilemma (2015) o Comb Over (2015-2016).
L’intento non è di illustrare una particolare idea o sostenere una posizione teorica, ma di esplorare il potenziale simbolico del medium fotografico e le modalità con cui lo spettatore può essere stimolato, se costretto a confrontarsi con queste opposizioni.
Nei lavori di Torbjørn Rødland si può individuare una forte componente di autoriflessione. Le sue nature morte e i ritratti, in particolare, sfidano le convenzioni stilistiche di questi due generi attraverso invenzioni visive che integrano elementi magici, surreali e soggettivi.

Pump (2008-2010)
Nudist No. 6 (1999)

Come spiega l’artista: “si potrebbero interpretare i miei ritratti coperti da parole o vernice – quali Hands and Eyes. Portrait no.1 (2008-2010) – come una violazione dell’individuo, ma io li considero una sfida alla tradizione della ritrattistica. Voglio fare ritratti che rimandino a qualcosa che va oltre l’individuo e quindi sono attirato dalle persone che penso mi possano aiutare a ottenere questo risultato”.
Nei due livelli di Osservatorio i lavori fotografici sono esposti su strutture di legno caratterizzate da superfici monocrome e lisce, all’interno, e da pareti grezze e non finite, all’esterno. Nella piccola sala di proiezione che conclude il percorso espositivo sono presentati in successione tre video girati da Rødland nel decennio scorso: The Exorcism of Mother Teresa (2004), Heart All This & Dogg (2004) e I Am Linkola (2007). Se la prima opera si basa su una sceneggiatura dettagliata, gli altri lavori filmici sono stati per l’artista un mezzo per approfondire le possibilità creative offerte dall’improvvisazione. Per Rødland questi lavori rappresentano “uno strumento per esplorare il movimento, l’intervallo e la temporalità – qualità che non riesco ad approfondire in modo così esplicito con la fotografia. Quindi si tratta ancora di un’indagine del mezzo fotografico, ma con parametri diversi”.