architect: EDB STUDIO

location: Paris, France

year: 2017

Tra Hotel de Ville e Pont  Marie, in un isolato tra rue de Rivoli e rue de la Verriere, 16 metri quadri ed un programma funzionale oltremodo ambizioso: creare uno spazio in grado di ospitare sia uno studio di architettura con grande tavolo da lavoro, sia un'abitazione privata attrezzata con cucina, tavolo da pranzo, due letti separati, armadi, divano e bagno dotato di tutti i comfort. Un lavoro di sartoria, studiato al millimetro da EDB STUDIO, che parte dall'idea di inserire con estrema discrezione un grande mobile-contenitore in uno spazio minimo, nel quale si celino le varie funzioni; il tutto senza intaccare il suggestivo spazio originale, riportato alla luce grazie ad uno scrupoloso recupero conservativo finalizzato a valorizzarne al massimo l'incantevole charme parigino.

photo by Marco Dapino

L’attento lavoro di restauro ha infatti permesso il risanamento delle antiche travi lignee a soffitto e riportato a vista la pietra calcarea sulla parete principale, dominata da due grandi finestre ad arco, classicamente campite a vetri quadri, con piccolo davanzale alla parigina arricchito da parapetto in ferro battuto del XVIII secolo: tutti elementi che concorrono a restituire all’ambiente l’originale spirito del Marais.

photo by Marco Dapino

E’ in questa atmosfera che il minimale “mobilier” in fenix, bianco malé e grigio londra, che di primo acchito passa quasi inosservato, si inserisce a risolvere il rapporto nuovo/antico senza prevaricare, offrendo a sorpresa le diverse configurazioni funzionali richieste dalla committenza, quasi tutte a scomparsa: scaffalature a vasistas nelle parta alta; armadio ad anta battente push-pull con cassettiere nascoste nel primo modulo; uno sfondato con lavabo, piastra elettrica e pensile a vasistas per l’angolo cottura, dotato anche di cassettiera, frigorifero e ripostiglio sotto il lavello; voltando l’angolo, un cambio di colore sulla superficie bianca verticale (che altro non è che l’intradosso di un letto a scomparsa) suggerisce la presenza di un tavolino a ribalta con blocco magnetico; un altro letto a scomparsa è separato da un ulteriore modulo, segnato da una lama grigia verticale, un’inaspettata maniglia che rivela la reale funzione del modulo centrale: porta d’ingresso ad un bagno nascosto.

photo by Marco Dapino

Coordinata con questo gioco di moduli un’altra curiosa superficie quadrata, apparentemente appoggiata al muro, circoscritta ad un rettangolo grigio quasi ad evocare un quadro d’ispirazione suprematista alla Malevich, si trasforma in un attimo nel grande tavolo da lavoro richiesto dalla funzione “studio di architettura”: anche qui il cambio di colore costituisce un espediente decorativo per suggerire un movimento, in questo caso della gamba.

photo by Marco Dapino

Il rettangolo grigio prima descritto, fresato in spessore all’interno della superficie del tavolo, compie una rotazione di 90° consentendo l’appoggio a terra a rende operativo il tavolo. Una mensola fissa, attestata sul muro di fronte che misura come il lato del tavolo quadrato, dialoga con esso e concorre a definire lo spazio di lavoro. Il rapporto tra le due figure, data l’irregolarità dei muri storici, è risolto da un sapiente dettaglio d’innesto a trapezio, evidenziato da uno scuretto, connaturato al movimento di ribaltamento del tavolo.

photo by Marco Dapino

Gli scenari diventano molteplici, una scatola cinese di diverse configurazioni che soddisfano tutte le esigenze e le attività della giornata: dal living room, con letto che diventa divano, alla prima colazione con tavolino a ribalta; dal pranzo con tavolo e angolo cottura, all’ambiente di lavoro o al riposo notturno con due letti e oscuramento totale con tende a tutta altezza. Un intervento sobrio e discreto, che lascia raccontare allo spazio la sua storia, con un’unica concessione al decorativo che, a sorpresa, va ad arricchire lo sfondato grigio dei letti a scomparsa: la stilizzazione grafica degli arrondissements. Segnata dalla ben riconoscibile linea della Senna e interrotta dalla presenza della porta del bagno, ammette solo un ultimo segno, un puntino rosso, ad ulteriore evocazione dell’appartenenza del luogo alla Ville Lumière.

photo by Marco Dapino

Anche il bagno nascosto segue le logiche metamorfiche di tutto il resto del progetto: le ante in vetro della doccia si muovono secondo un gioco di rotazioni che consente la scomparsa, e quindi la totale fruizione dello spazio dedicato al box doccia, quando non in uso. L’anta maggiore ruota infatti di 90°, fino ad aderire al muro, quella minore ruota invece di 180°, in modo sia da aderire al muro sia da consentire l’ingresso del fruitore. Anche in questo ambiente sobrietà e pulizia compositiva regnano sovrane e, come per il mobilier, tutte le linee del bagno sono coordinate tra loro in dettaglio. Allo specchio sopra il lavabo, posizionato di fronte alla porta del bagno, è affidato il compito di riflettere il fronte finestrato su strada, creando un forte gioco di profondità e moltiplicando illusionisticamente la percezione di uno spazio di appena 2 mqDallo studio delle luci, alla cura del dettaglio di arredo, dal rapporto nuovo/antico, alla lettura della città, nulla è lasciato al caso: un progetto minimale ricco di sfaccettature, a dimostrare come anche un piccolissimo spazio abitativo possa costituire un’importante risposta poliedrica alla realtà urbana e alle esigenze umane del vivere contemporaneo, rapportandosi col cuore della città.