area 147 | sacred grounds

architect: Kazuyoshi Nomachi

Pilgrims take part in the function of the Night of Power (Laylat al- Qadr), the 27th day of the Ramadan. The celebration commemorates the revelation of the Koran to the Prophet. Mecca, Saudi Arabia in 1995

Kazuyoshi Nomachi è uno dei più grandi maestri della fotografia di reportage. Ha dedicato e dedica l’intera vita al tema della “preghiera“ e della “ricerca del sacro“. Nomachi nasce in Giappone nel 1946, a Mihara, un villaggio nel Distretto di Hata, Prefettura di Kochi.

The courtyard of the Imam Mosque, masterpiece of Islamic architecture of the Seventeenth Century. Isfahan, Iran 2006

Allievo del celebre fotografo Takashi Kijima, durante il suo primo viaggio nel Sahara, nel 1972, decide di lasciare la carriera appena intrapresa di fotografo pubblicitario free-lance per documentare l’esperienza della spiritualità vissuta dagli uomini di opposte latitudini e civiltà nelle condizioni ambientali più estreme.

a young deacon reads the Holy Bible. Lalibela, Etiopia 1997

I suoi lavori, pubblicati dalle principali riviste del settore e vincitori di numerosi premi, raccontano un viaggio ininterrotto seguendo le vie dall’anima. Una ricerca che nel deserto, più che dall’immensità dello spazio, si è fatta incantare dalle tracce antichissime e sotterranee della vita umana.

women waiting for the beginning of the collective prayer in the Sacred Mosque of Imam Reza. Mashhad, Iran 2001

E che non poteva non intrecciarsi con le grandi vie dell’acqua: Nomachi ha esplorato le terre del Nilo fino alla sorgente in Uganda; seguendo il Nilo Blu è giunto agli assolati altipiani etiopi dove ha ritratto i fedeli di culto cristiano che pregano dentro stanze scavate nelle rocce; ha percorso il Gange, il fiume sacro dell’induismo nelle cui acque ogni giorno miriadi di devoti celebrano i riti di purificazione. Le altre tappe fondamentali del suo viaggio nell’anima sono il Tibet buddista e i luoghi sacri dell’Islam in Arabia Saudita, che per primo ha avuto l’opportunità di documentare in modo articolato. Nelle sue foto le geometrie vorticose disegnate dalle folle oceaniche dei pellegrini a La Mecca si alternano alla perfezione blu degli arabeschi.

A Sadhu group listen to the sermon of a priest. Allahabad, India 2007

Che si tratti dell’intimità fra animali e uomini presso le tribù di pastori del Sudan o di un volto increspato dal sole, ciascuno scatto di Nomachi è fermo come un quadro rinascimentale e restituisce la sacra e umana dignità di ogni gesto attraverso la simmetria e la bellezza cromatica. Come nei colori saturi delle vesti degli abitanti delle Ande sullo sfondo freddo della montagna catturati nel suo ultimo viaggio, ancora in corso, per indagare il cristianesimo coagulatosi con la spiritualità precolombiana.

I lavori di Nomachi sono stati pubblicati da “The National Geographic“, “Stern“, “GEO“ e dalle più importanti riviste di fotografia. Ha ottenuto grandi riconoscimenti in Giappone e in Occidente. Sui suoi viaggi-reportages ha pubblicato libri che sono stati tradotti in più lingue: “Sahara“ (Milano 1977); “Sinai“ (Milano 1978); “Il Nilo“ (Milano 1989); “L’ultima Africa. Un lungo viaggio nella Rift Valley“ (Milano 1996);  “Pellegrinaggio nell’anima del mondo. Trent’anni di grandi reportage“ (Vercelli 2005). Recentemente gli sono state dedicate due mostre in Occidente, entrambe allestite in Italia: l’esposizione al Macro di Roma, nel 2013, e la grande mostra antologica “Le vie dell’anima“ (Monza, 30 maggio – 8 novembre 2015), che documenta tutto il suo percorso attraverso 200 scatti distribuiti in 7 sezioni corrispondenti alle tappe principali del suo viaggio.