area 110 | expo 2010 shanghai

intervista a Stefano Boeri e Michele Brunello

Laura Andreini:  Quali sono i contenuti principali e gli aspetti prioritari del Masterplan posto in atto per l’esposizione   di Milano del 2015?
Stefano Boeri: L’Esposizione Universale è un dispositivo geopolitico potentissimo, che quando funziona porta il mondo in un luogo e il futuro nel presente. Un evento globale che chiama il mondo a radunare le sue migliori energie scientifiche e produttive per discutere di una grande questione che riguarda il futuro dell’umanità. Così è stato nei secoli scorsi a Londra, a Parigi, a Montreal. Ma negli ultimi anni, nelle ultime edizioni, questo dispositivo ha cominciato a mostrare la sua inadeguatezza; la sua fragilità. A richiamare sempre meno visitatori e a riscuotere risultati economici e comunicativi decrescenti. Shanghai probabilmente sarà un eccezione a causa dell’enorme numero di potenziali spettatori cinesi, ma i dati di Saragozza e delle ultime Expo ci confermano un drastico calo di visitatori rispetto alle proiezioni e alle aspettative. I meccanismi e le strategie del turismo planetario sono radicalmente cambiati in questi ultimi anni. La proliferazione di eventi globali. La competizione tra città capitali delle arti, della scienza e della cultura ha trasformato l’Expo in uno dei tanti eventi di rilievo internazionale. Per quale ragione nel 2015 un cittadino cinese, argentino, sudafricano dovrebbe investire tempo e soldi per attraversare il mondo per arrivare a Milano e vedere allestita una Fiera che espone i prodotti e le ricerche dei Paesi del mondo sull’alimentazione – cioè qualcosa che può facilmente trovare sullo schermo del suo computer o addirittura nel cellulare che sta nella sua tasca? Per quale motivo preferire una serie di stand alla possibilità di visitare direttamente i luoghi del mondo dove la battaglia contro la fame è in prima linea?
L’idea di “dare terra al mondo”, di realizzare un Orto Botanico Planetario a Milano nel 2015 che metta in scena le capacità tecniche e progettuali dei Paesi, delle aziende, delle comunità di contadini, nasce proprio dalla volontà di ribaltare il principio espositivo: non offrire al visitatore quello che può avere, con sé, ovunque (l’informazione) ma un valore che nel nostro futuro prossimo sarà sempre più raro: l’esperienza diretta. Abbiamo fin da subito focalizzato questo obiettivo con i membri della Consulta di Architettura e con l’ispirazione di Carlo Petrini, di Slow food, che ci ha supportato assieme a Claudia Sorlini e la facoltà di Agraria di Milano. Un altro aspetto innovativo che si manifesterà all’Expo di Milano è l’organizzazione dei lotti dei paesi nazionali. Anche qui il meccanismo tradizionale prevede una competizione tra i paesi più ricchi nel fare il padiglione più visibile, mentre i paesi più poveri sono stati spesso raggruppati e sistemati in padiglioni perlopiù anonimi. A Milano abbiamo lavorato fin da subito nel creare un sistema equilibrato di rappresentanza che prevede che ogni paese, oltre ad avere un singolo lotto espositivo, si affacci per 20 metri sul Boulevar centrale evitando così gerarchie geopolitiche. Come grande elemento di unione infatti il grande Boulevard pedonale, su cui si affacciano gli appezzamenti agricoli dei Paesi, ospiterà un lunghissimo tavolo dove i visitatori potranno sostare, degustando i prodotti alimentari che proverranno dai loro lati. Percorrere i campi agricoli e le serre con le colture del mondo intero, osservare la trasformazione dei prodotti e degustarli significherà per ogni visitatore abitare con il suo corpo, esperire e vivere direttamente un luogo che davvero potrà incarnare nel suo stesso essere, lo sforzo planetario per risolvere le grandi questioni della fame, dello spreco delle risorse, della distribuzione ineguale del cibo, degli squilibri nella proprietà delle sementi. Significa offrire ai cittadini del mondo un’esperienza unica e memorabile.
Michele Brunello: Con la Consulta di Architettura, nell’elaborare il Concept Plan abbiamo pensato a un nuovo tipo di “monumentalità” per l’Expo, lontana dall’edonistica competizione delle architetture più stupefacenti tipica dei padiglioni delle Expo passate, ma che tende a una “monumentalità” più sensibile, duratura e poetica. Un esempio può essere il canale perimetrale che farà del sito expo un isola, e che si ispira alla trama dei canali storici dell’area Milanese o ai canali Veneziani, imponenti infrastrutture di un paesaggio che solo nel suo insieme dimostra la sua potenza armonica e poetica. Il canale, che sarà navigabile lungo il perimetro del sito, sarà anche un infrastruttura che permetterà una fruizione e una logistica “lenta” del sito, oltre a sfruttare le più moderne tecniche di fitodepurazione e raccolta delle acque. Per tutti gli elementi, come diceva Stefano Boeri, il nostro progetto non prevede una successione di padiglioni nazionali destinati ad ospitare una serie di prodotti e di documentazioni miranti a celebrare i fasti politici e commerciali degli Stati e delle aziende. Non prevede quella sequenza fieristica di architetture “muscolari” e in competizione per attirare l’attenzione di un visitatore rapidamente annichilito dalla noia di una continua ripetizione di offerte e messaggi. Non vogliamo più un’Expo nella quale il contenuto si adatti ad un contenitore che grazie ad architetture banali nella concezione, spregiudicate nella forma e dichiaratamente temporanee, è in qualche modo sempre lo stesso, qualunque sia il tema e il luogo dell’esposizione.
La nostra idea è stata, piuttosto, di annullare qualsiasi distanza tra il contenuto dell’Expo 2015 (Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita) e la sua architettura espositiva. Tutto il sito quindi coinciderà con il tema, dai suoi componenti più strutturali agli interventi più effimeri. I padiglioni nazionali, ad esempio, non ce li immaginiamo come “scatole” riempite di contenuti appoggiate su una piastra allestita, più o meno temporaneamente, come spazio pubblico. Ai padiglioni nazionali si chiederà al contrario di rappresentare la loro nazione portando nel lotto una vera filiera alimentare, usando tutto lo spazio a loro disposizione per coltivare, trasformare, trattare, preparare e offrire i loro prodotti legati al tema della nutrizione. Non si tratta necessariamente di creare una continua serie di orti e campi coltivati, basti pensare ai paesi che vivono di pesce o a quelli che vorranno portare tecnologie innovative. L’obiettivo è quello di coinvolgere i paesi, attraverso attente guidelines, nel principio ispiratore di tutto il sito. Praticare e non rappresentare, progettare spazi aperti con la stessa attenzione e cura degli spazi chiusi, ricercare un approccio “light touch” per i padiglioni che devono durare solo i sei mesi dell’esposizione progettandoli con qualità che non sono necessariamente legate edilizia.
Oltre ai padiglioni nazionali anche le altri grandi infrastrutture espositive seguiranno questo principio ispiratore. Una parte rilevante dell’ Orto Botanico Planetario che si predisporrà per l’Expo è infatti destinata a rimanere come patrimonio futuro della città.  Mi riferisco soprattutto al sistema degli Agroecosistemi e delle serre che riproducono gli ambienti tipici delle 5 fasce climatiche principali del mondo e le modalità di produzione e trasformazione del cibo nei diversi luoghi del mondo. Questo sistema di spazi aperti e serre ingloberà anche l’edifico del Centro sullo Sviluppo Sostenibile e nel futuro sarà probabile sede del Muso dell’Alimentazione Lombardo, e dopo l’Expo rimarrà come un grande parco tematico e scientifico di attrattiva mondiale. E’ un progetto molto complesso che stiamo elaborando con il gruppo di lavoro del Politecnico di Milano e della facoltà di Agraria di Milano nella sua triplice funzione: luogo espositivo durante l’expo, parco a tema capace di attrarre visitatori anche dopo il 2015, centro di riferimento per il mondo scientifico e della ricerca mondiale sul tema della nutrizione.

RICERCA AGRO-ECOSISTEMI E SERRE Diap – Politecnico di Milano, Multiplicity.lab Docente responsabile: Stefano Boeri Coordinatore: Michele Brunello Team: Lorenza Baroncelli con Stefano Baseggio, Corrado Longa, Giulia Meterangelis, Maria Chiara Pastore, Pietro Pezzani Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Milano Coordinatori: Stefano Bocchi e Claudia Sorlini Docenti: Giacomo Elisa, Natalia Fumagalli, Claudio Gandolfi, Alessandro Toccolini Collaboratori: Giovanna Sanesi, Giacomo Altamura, Stafano Gomarasca, Andrea Porro, Roberto Spigarolo  RICERCA CASCINE PUBBLICHE: UN PROGETTO PER EXPO E PER MILANO Diap – Politecnico di Milano, Multiplicity.lab Docente responsabile: Stefano Boeri Coordinatori: Maddalena Bregani, Salvatore Porcaro Team: Alessandra Dall’Angelo e Michela Bassanelli  CONSULTA ARCHITETTONICA PER IL MASTERPLAN EXPO 2015 Stefano Boeri, Richard Burdett, Jacques Herzog
RICERCA AGRO-ECOSISTEMI E SERRE Diap – Politecnico di Milano, Multiplicity.lab Docente responsabile: Stefano Boeri Coordinatore: Michele Brunello Team: Lorenza Baroncelli con Stefano Baseggio, Corrado Longa, Giulia Meterangelis, Maria Chiara Pastore, Pietro Pezzani Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Milano Coordinatori: Stefano Bocchi e Claudia Sorlini Docenti: Giacomo Elisa, Natalia Fumagalli, Claudio Gandolfi, Alessandro Toccolini Collaboratori: Giovanna Sanesi, Giacomo Altamura, Stafano Gomarasca, Andrea Porro, Roberto Spigarolo RICERCA CASCINE PUBBLICHE: UN PROGETTO PER EXPO E PER MILANO Diap – Politecnico di Milano, Multiplicity.lab Docente responsabile: Stefano Boeri Coordinatori: Maddalena Bregani, Salvatore Porcaro Team: Alessandra Dall’Angelo e Michela Bassanelli CONSULTA ARCHITETTONICA PER IL MASTERPLAN EXPO 2015 Stefano Boeri, Richard Burdett, Jacques Herzog

L. A.: Qual é la situazione attuale delle aree coinvolte e quali sono le opportunità che detto piano potrebbe attivare?
S. B.: Per quanto riguarda la situazione delle aree coinvolte devo dire che, seppur abbiano un’attuale destinazione agricola, sono praticamente abbandonate. Il sito è  circondato da una rete infrastrutturale molto fitta di autostrade, snodi ferroviari, linee su ferro e svincoli, e dagli insediamenti più disparati come la sede della Fiera e il carcere di Bollate, zone di produzione artigianale o aree industriali dismesse, e anche il cimitero più grande di Milano è molto vicino. Tuttavia il vero nodo riguarda la proprietà delle aree, che oggi sono della Fiera di Milano e della famiglia Cabassi. Oggi esiste un accordo che presuppone, a fronte di una cessione delle aree per la durata dell’evento, la possibilità di costruire molti metri cubi (si parla di un indice dello 0,6) dopo il 2015. Se il pubblico, che sia la Società Expo, la Regione o il Comune, dovessero invece decidere di comprare le aree come hanno annunciato, lo scenario potrebbe cambiare, ma non è ancora chiaro in che direzione. Per quanto riguarda le opportunità che si potrebbero attivare, a mio parere ci sono tre modalità principali secondo le quali le città possono utilizzare i grandi eventi a vantaggio dei processi di trasformazione urbana. La prima riguarda le città che usano i grandi eventi per accelerare e potenziare progetti che sono già in corso o comunque previsti nell’agenda delle politiche pubbliche. È quanto è successo a Shangai con il recupero di una grande area industriale dismessa in prospettiva dell’Expo 2010.
La seconda riguarda le città che utilizzano i grandi eventi per progettare e realizzare con tempi e procedure speciali una nuova parte di territorio, un progetto che si inserisce come novità rispetto alle previsioni e alle intenzioni delle amministrazioni locali. Come si sta facendo in Sud Africa con i nuovi Stadi calcistici che fungono da epicentri per servizi urbani in diverse aree del Paese.
Una terza modalità di relazione tra sviluppo urbano ordinario e progettazione di grandi eventi riguarda infine le città che usano i grandi eventi per aprire una fase nuova nello sviluppo sociale e urbano, per dar corpo ad una visione diversa del futuro, per aprire – grazie ad un modello realizzato – una nuova prospettiva evolutiva. Queste tre modalità non sono tra loro alternative e anzi sono spesso parzialmente compresenti. La grande sfida dell’Expo del 2015 è di non limitarsi a un progetto di ridisegno di una grande funzione pubblica nel nord della città, e neppure solo a dar vita ad un insediamento inedito ed originale (l’orto botanico planetario), ma costruire nel sito individuato per l’evento un riferimento per un nuovo modello di relazione tra la sfera urbana e la sfera rurale. Questa è la sfida che ci sta di fronte e sulla quale non si è ancora discusso abbastanza, soprattutto perché è una sfida decisiva rispetto alle scelte del dopo-Expo.
M. B.: Quello che faremo per l’Expo deve restare come dimostrazione delle potenzialità dell’agricoltura e della ruralità periurbana. Innanzitutto resterà a Milano un parco botanico e agricolo, un grande parco a tema sulle condizioni bioclimatiche planetarie, aree di coltivazione e produzione agricola per la distribuzione e il consumo di prossimità, aree di rinaturalizzazione, includendo naturalmente quote di residenza e tutte le altre funzioni che sono complementari all’agricoltura. Se pensiamo alle potenzialità di un spazio di tali qualità possiamo facilmente immaginarci molti scenari di interazione con le strutture della fiera, che in futuro potrebbe organizzare un grande appuntamento dedicato all’agroalimentare e che connesso al sito Expo potrebbe facilmente diventerebbe punto di riferimento mondiale sull’argomento. Anche il mondo della ricerca scientifica potrebbe avere come punto di riferimento il Centro sullo Sviluppo Sostenibile e insediarsi nell’area, trovando facilmente contributi pubblici e privati, oltre naturalmente a facili e produttive relazioni internazionali che potrebbero instaurarsi già in occasione dell’Expo. Ma anche il villaggio Expo rimarrà come zona residenziale di grande qualità  affacciata sul verde e sul canale. E qualcuno dei padiglioni tematici potrà restare ed essere riconvertito per altri utilizzi, come centro studi RAI ad esempio. Infine, la cascina Triulza potrebbe diventare un polo per l’agricoltura di prossimità milanese e lombarda ma soprattutto un polo d’eccellenza per la ricerca e l’educazione alimentare, in rete con tutte le altre cascine pubbliche  che saranno recuperate entro il 2015, e che rimarranno come patrimonio, attivo e diffuso per tutta la città.
Oggi visitando il Parc Güell, si comprende bene come quel progetto abbia inaugurato l’idea di un parco botanico e vegetale integrato nel tessuto urbano; bene, tra trenta o cinquant’anni visitando il sito dell’Expo si potrà capire che a Milano nel 2015 è stato realizzato il prototipo di una nuovo e fertile rapporto tra sfera urbana e sfera agricola; tra città e ruralità.
L. A.: Con quali metodologie e strategie sta operando il team di lavoro che si occupa dell’assetto complessivo del progetto?
M. B.: Nella prima fase, che è durata da Maggio 2009 a Settembre 2009, la Consulta di Architettura, composta da Stefano Boeri, Ricky Burdett, Jacques Herzog, William McDonough, ha elaborato il Concept Plan per l’Expo Milano 2015. Faceva parte della consulta anche Joan Busquets, che ha lavorato soprattutto sulle tematiche infrastrutturali di contorno al sito. Dopo la presentazione pubblica del Concept Plan a Settembre 2009, la società Expo, guidata dall’On. Stanca, ha costituito una gruppo di progettazione “in house” per lo sviluppo e la traduzione del Concept Plan nel Masterplan, documento tecnico da registrare presso il BIE (l’organismo internazionale che gestisce le Expo) entro Maggio 2010. Questa seconda fase di redazione tecnica del Masterplan è stata svolta principalmente dall’Ufficio di Piano della società Expo, diretto dall’Ing. Gorini, con un gruppo di lavoro coordinato dall’Arch. Gatto che comprende 4 Architetti Senior, 18 giovani architetti ed ingegneri neolaureati e alcuni tecnici d’esperienza. La Consulta, con Stefano Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog, in questa fase ha continuato a lavorare alla redazione del Masterplan supervisionando il lavoro dell’Ufficio di Piano e approfondendo alcuni temi specifici. Oggi,che il masterplan è stato consegnato a Parigi, la consulta probabilmente continuerà nel suo ruolo di supervisione per lo sviluppo del Masterplan e la predisposizione dei molti bandi di gara per i concorsi che verranno banditi sulle singole opere nel sito. Un altro tema è stato la ricerca svolta sul sistema delle serre e degli agro ecosistemi, che comporta diverse problematiche tematiche, progettuali e tempistiche, ed è stata sviluppata dal gruppo di lavoro del Politecnico di Milano (Diap_Multiplicity.Lab), coordinato da Stefano Boeri e da me, con il gruppo di lavoro della Facoltà di Agraria dell’università di Milano, coordinato dalla Prof.ssa Sorlini e dal Prof. Bocchi.
Infine un altro gruppo di ricerca del Politecnico, coordinato da Maddalena Bregani e Salvatore Porcaro, sta collaborando con la società Expo per il recupero di alcune cascine di proprietà pubblica, che in occasione dell’Expo potrebbero essere attivate sul modello della cascina Triulza, interna al sito, che diventerà un polo d’eccellenza per la ricerca e l’educazione alimentare e l’epicentro delle reti territoriali legate al network di cascine esteso su tutto il territorio comunale. Le prossime fasi progettuali, e le relative metodologie e strategie, sono in fase di discussione.
S. B.: Aggiungo due elementi che rimarcano l’importanza di un coinvolgimento di tutte le forze progettuali attive in città per la predisposizione di progetti per l’Expo 2015. Il BIE ha alcune regole che riguardano le Esposizioni Universali che impongono di concentrare l’evento in un sito preciso, perimetrato, e che risponde ad alcuni standard. La predisposizione di questo progetto per il sito Expo è stata l’urgenza che ha assorbito la maggior parte delle energie progettuali fino ad oggi. Tuttavia le Esposizioni Universali sono delle occasioni per l’attivazione di una serie di progetti diffusi su tutto il territorio della città coinvolta, alcuni promossi dalla società Expo, altri dalle istituzioni, altri da privati. La Società Expo ha già annunciato la realizzazione di un parco di 800 ettari, l’intervento che sui giornali è sempre apparso come “Via d’Acqua”, e una serie di interventi per il centro di Milano, le “Vie di Terra”, ma le occasioni progettuali saranno molte e rappresentano un ‘occasione unica per la città. Inoltre la grande campagna di concorsi di architettura che si attiverà sul sito Expo rappresenterà un’occasione unica per diverse generazioni di progettisti di tutto il mondo, per confrontarsi su un tema progettuale così particolare e innovativo come “Feeding the Planet,, Energy for life”.

Alcuni brani di questa intervista sono tratti da:
Conversazione con Stefano Boeri a cura di Antonio Borghi in Architetti Lombardi, n.1-2/2010, p.37-38.

Stefano Boeri, born in 1956, is a Milan-based architect. He is the founder of the international research network Multiplicity (www.multiplicity.it) and teaches Urban Design at Milan Polytechnic. From 2004 to 2007 he was editor in chief of Domus magazine; from September 2007 he is editor in chief of the international magazine Abitare.
His studio in Milan is committed to the research and practice of contemporary architecture and urbanism. Current projects include the design for a multifunctional building for the PACA Region on the Marseilles Waterfront (La Villa); the design to two eco compatible residential towers (il Bosco Verticale); and the project for the Policlinic of Milan, a large scale renovation of one of the city’s most prominent medical centers. Boeri has recently been appointed to the 2015 Milan Expo Architecture Advisory Board in charge of developing the guidelines for the urban transformations to be implemented within the frame of the international event.

Michele Brunello, 1975, architect, lives between Milan and Venice where he is coursing his Ph.D. at the IUAV university and collaborating as associate professor. He has held several lectures in different European universities (HfG Karlsruhe, TU Delft, TU Graz, KAM Creete) and obtained many rewards and recognitions for the work he has developed regarding the Venice lagoon system as a metaphor of the Mediterranean city. Founder of the artistic collectives “attualAmente” and design group “Studioplano”. After having coordinated the project in La Maddalena, he is now collaborating with Stefano Boeri Architetti for the Milan 2015 Expo Masterplan coordinando il gruppo di lavoro del Politecnico d Milano.