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Stella filante, 44 ft. Luca Brenta Yacht Design - photo by Guido Grugnola

Laura Andreini: Nel campo delle imbarcazioni a vela l’utilizzo di nuove tecnologie ha comportato una vera e propria rivoluzione, sia dei sistemi costruttivi che hanno garantito barche sempre più performanti, che nel modo di vivere e di utilizzare la barca. Un tempo la coperta delle barche a vela era piena di attrezzature per manovrare le vele; come si è trasformata oggi lo spazio all’esterno della barca, come è migliorata la sua vivibilità e quale è stata la vostra esperienza?
Lorenzo Argento: Il nostro studio ha cominciato a studiare l’idea delle manovre nascoste, con il progetto per il primo Wallygator. Luca Bassani ci ha dato la possibilità di fare due barche di cui una di 100 piedi in carbonio, una barca che unisce comfort e prestazioni da racer.
Utilizzare una barca di 100 piedi, anche con un equipaggio di professionisti, dove su un winch c’è una scotta che ha un carico di 3.000-4.000 kg è molto pericoloso. Il push button sailing è iniziato con quella barca circa 20 anni fa. Ne abbiamo fatte altre: il Wally B – imbarcazione con la quale è iniziata la nostra collaborazione con Enrico Facino per quanto riguarda il design della cucina – e il Kenora.
Poi abbiamo fatto altre barche, non solo con la Wally ma con Nautor’s Swan, per committenti privati, oltre gli 80-90 piedi; nel 2005 abbiamo iniziato questo nuovo progetto per la B-yachts, da allora ne abbiamo fatte circa una sessantina dal B30 al B60, in vari modelli e tipi. Adesso abbiamo appena ultimato un B42, proprietà di un famosissimo architetto inglese, una barca da 42 piedi. Sono barche molto complesse dal punto di vista del design, perché tutto quello che non vedi c’è. La nostra ricerca sta nel far sparire tutte le attrezzature attraverso nuove soluzioni tecniche.
Laura Andreini: Il vostro studio progetta anche barche a motore o solo a vela?
Lorenzo Argento: Il nostro studio spazia dal motore alla vela, siamo uno studio molto flessibile, l’importante per noi è fare dei progetti divertenti. Da qualche anno stiamo lavorando con la BSD Benetti Sail Division, il cui amministratore delegato, Simone Marconcini, ex amministratore di Nautor’s Swan,
ci ha coinvolto nella progettazione di un motor yacht dislocante, dalle linee, le proporzioni e le geometrie “tranquille”.
Laura Andreini: Il vostro studio è composto solo da architetti o anche da ingegneri in grado di progettare l’opera viva oltre che l’opera morta?
Lorenzo Argento: Siamo Yacht Designer, abbiamo studiato a Milano e in Inghilterra, siamo progettisti di barche a vela per definizione, pertanto progettiamo lo scafo, la deriva, gli interni, il layout, tutte le parti che compongono la barca. Per le barche a motore invece ci appoggiamo a ingegneri specifici che sviluppano le linee d’acqua, anche nel caso di barche dislocanti molto lente, che vanno a 8-9 nodi di velocità di crociera, barche dai 33 ai 45 metri.
Laura Andreini: Quanto tempo ci vuole per costruire un B42?
Lorenzo Argento: 3.000 ore di lavoro. Dipende da quanto tempo ci dedichi e quante persone coinvolgi.
Laura Andreini: Ma il rapporto con un committente architetto ha complicato o semplificato il vostro lavoro?
Lorenzo Argento: L’architetto non ha ancora visto la barca. Quando la vedrà sarà una sorpresa, esternamente era già abbastanza risolta e non c’era molto da modificare, ma internamente
è stata cambiata molto. Venti giorni fa ha deciso di dipingerla grigio chiaro RAL 9002 uguale al colore di una barca che aveva già fatto. Per quanto riguarda la grafica del nome, c’è stata un’organizzazione incredibile, si chiama “Dulcinea”. La zona della dinette è molto essenziale, ci sono due panche ricoperte da cuscini e due isole in corian una per il lavandino e una per il frigorifero oltre a delle sacche in pelle, realizzate da un sellaio romano, che rivestono due mensole. Tutti gli elementi strutturali sono a vista. L’albero ha 6.000 kg di carico compressione, la scotta della randa parte da poppa, entra nel boma, esce dal boma, entra nell’albero, esce dall’albero, tutto è computerizzato, basta premere un pulsante. Poi ci sono gli attacchi delle sartie strutturali. I materiali utilizzati sono carbonio, resina epossidica, legno di tek, pochi materiali e una tecnologia strutturale ricercata. L’albero è stato fatto in Spagna, il boma in Danimarca. Ha un motore Volvo da 30 cavalli che può raggiungere 8 nodi, al quale si accede dall’interno
o dal gavone di poppa. Il B42 anche se è una barca abbastanza spartana costa circa 400.000 euro, solo l’albero ne costa 40.000 mentre una barca della stessa dimensione, tipo un Beneteau, costa circa 150.000 euro.
Laura Andreini: Il vostro studio ha collaborato anche con John Pawson?
Lorenzo Argento: Con lui abbiamo fatto il B60, un 18 metri con la cabina armatoriale e bagno a prua, ma ha avuto un ruolo completamente diverso, poiché in questo caso è stato il committente che ha voluto che chiamassimo John Pawson per studiare gli interni che è intervenuto nelle geometrie della barca secondo il suo stile. Non c’è stata molta collaborazione, a differenza di quello che è successo con Piero Lissoni per un altro progetto.
Laura Andreini: Da cosa nasce il progetto di una barca?
Lorenzo Argento: Di solito da un brief, dalla richiesta di un cliente. La richiesta è fondamentale. C’è un rapporto molto intenso con il committente, cerchiamo di ispirarci alla sua personalità, alle sue abitudini, non rimaniamo asettici. In ogni progetto comunque è riconoscibile anche il nostro linguaggio, il gusto italiano, la nostra conoscenza della tecnologia.
Laura Andreini: Nel design nautico di oggi, quanto rapporto c’è con la tradizione?
Lorenzo Argento: Abbiamo fatto delle presentazioni dove confrontavamo le barche d’epoca, del primo ‘900, che non avevano winch, perché ancora non erano stati inventati: c’erano solo paranchi. In questo senso, ci rapportiamo alla tradizione ma oggi abbiamo a disposizione nuove tecnologie per migliorare le performance delle barche, ad esempio i winch che ci permettono di tirare le scotte senza i paranchi.
La barca dei primi del secolo aveva il profilo molto basso ed era molto elegante, con alberi enormi, slanci incredibili e chiglie profondissime. Attualmente invece, per mantenere il bordo libero basso, non avendo più chiglia, concentriamo il peso nei bulbi, e costruiamo scafi molto leggeri.
Quello che non amo sono le copie, anche se nel mondo nautico va molto di moda. Attualmente stanno rifacendo il J class, barca di 40 metri con il bordo libero basso. È una replica vera e propria in acciaio, cambiano solo i materiali degli alberi che vengono fatti in carbonio. È come partire da un edificio rinascimentale e rifarlo uguale anche se con nuovi materiali.
Recentemente abbiamo fatto una barca per un gallerista di New York, che ho conosciuto a bordo di un Wally B e da quell’incontro è nato il Ghost una barca a vela da 122 piedi. Con lui abbiamo fatto una barca molto innovativa e di grandi contenuti.
È difficile per un cliente accettare il rischio di costruire una barca nuova facendo un prototipo, perché oltre a costare di più, non si ha la certezza che funzioni. Ci sono infatti anche esempi di clamorosi insuccessi.
È molto più sicuro fare una cosa che il cliente ha già visto, della quale conosce le caratteristiche.
Le barche a vela vengono prodotte in un numero più ridotto rispetto a quelle a motore, e tra queste
9 su 10 sono repliche. Su 60 compratori di barche, 50 non hanno idea di cosa sia una barca a vela, sono solo affascinati dalla sua immagine, è come comprare una Porsche e non saperla guidare.
SuperStar, è una barca che naviga senza vento, è un progetto unico. È una rivisitazione della Star Class, la barca più affascinante e conosciuta, con 100 anni di evoluzione che è nata in legno, ma che adesso viene costruita in carbonio. Il committente è una persona che aveva utilizzato molto la Star e voleva una barca d’impatto, riproponendola di 10 metri anziché di 7,5. Abbiamo fatto una barca in carbonio, a spigolo che ha richiesto un anno di progettazione e molta ricerca. È una barca con una randa gigantesca e la chiglia basculante che si sposta di 50°. Ci sono due pistoni che agiscono sulla chiglia mentre verticalmente si muove a mano, scende giù e si incastra, rimane con due perni all’interno della barca che sono agganciati ai pistoni che la fanno basculare.
Laura Andreini: A quali figure professionali fate riferimento per la progettazione di una barca?
Lorenzo Argento: La progettazione strutturale viene fatta da ingegneri strutturali. Noi gli diamo il progetto e loro ci danno le indicazioni dimensionali, i punti di rinforzo, gli strati dei nastri in carbonio.
C’è uno scambio continuo di disegni fra il nostro studio e gli ingegneri strutturali. Per esempio per definire il disegno delle paratie longitudinali, l’attacco della sartia di prua, l’asse del timone, il sistema della chiglia, la rotaia del vang circolare, il passa scotte, il canard, la deriva.
Laura Andreini: Quali sono i cantieri migliori con i quali lavorate?
Lorenzo Argento: Per il carbonio, materiale che utilizziamo al 99% per le barche a vela, lavoriamo in tutto il mondo: dalla Nuova Zelanda all’Australia, dall’Italia alla Finlandia e all‘Inghilterra.
Laura Andreini: Quali sono i progettisti più importanti a livello internazionale?
Lorenzo Argento: Per quanto riguarda la vela ci sono due mondi molto distinti. Quello dei racer (America‘s Cup/TP52 e Volvo) e quello dei Super Cruiser. Per quanto riguarda i racer Botin&Partners insieme a JuanK sono i grandi protagonisti, mentre per i Super cruiser gli studi Dubois, Frers e Briand sono i più prolifici. Per quanto riguarda il motore possiamo citare sia Francesco Paszkowski che Luca Dini. Noi come studio siamo un po‘ una via di mezzo, ci muoviamo in entrambi gli ambiti (motore e vela) e la nostra produzione ha catturato l‘interesse di committenti che amano esplorare nuovi territori
e che alla fine sono stati dei grandi innovatori.
Le nostre grandi barche da crociera a vela sono anche molto performanti, mentre quelle a motore sono particolarmente tranquille e sicure. Si potrebbe azzardare un paragone. Le barche a vela che produciamo sono per velisti sofisticati ed esperti, mentre le barche a motore sono per “pescatori“ profondi conoscitori del mare e dei suoi rischi, quindi barche lente, con grandi doti marine.
Laura Andreini: Le linee delle barche sono cambiate negli anni, si sono modificate seguendo l’evoluzione dei materiali e dei nuovi sistemi costruttivi o seguendo le mode e il gusto?
Lorenzo Argento: Seguono un po’ l’uno e un po’ l’altro, la leggerezza dei materiali e la concentrazione dei pesi che siamo riusciti a raggiungere utilizzando il carbonio. Tutto quello che risparmiamo nello scafo e nell’albero lo mettiamo in zavorra, e quindi aumentiamo il piano velico, la capacità di portare vela, la rigidità dello scafo.
Adesso sta andando di moda la barca larga, potente e stabile, l’opposto di quello che facciamo noi ossia una barca stretta, simmetrica con stabilità di peso che segue il filone della Coppa America: quando la barca sbanda non subisce delle variazioni di distribuzione di volume e rimane sempre molto equilibrata. In una barca stretta dove tutta la stabilità è nel bulbo gli ospiti possono star seduti dove vogliono, per il loro comfort è molto importante. La barca larga viene chiamata anche Monomarano, più comoda per fare una traversata, ma non divertente. A noi piace il tema del bordo libero basso, della vicinanza all’acqua che perdi nelle barche di grandi dimensioni preferiamo penalizzare lo spazio interno per avere una maggiore vicinanza all’acqua.
Laura Andreini: A quanti progetti riuscite a lavorare contemporaneamente?
Lorenzo Argento: Attualmente stiamo lavorando a quattro progetti. Proposte, barche a vela, motore. Il nostro studio lavora poco con clienti italiani, in questo momento collaboriamo soprattutto con nord Europa e Spagna. Stiamo lavorando ad una proposta per un 60 metri: siamo tre studi in gara e a breve dobbiamo presentare il progetto al proprietario. Io disegno molto a mano, faccio una bozza e la propongo al cliente. Su questa barca noi definiremo il layout, poi normalmente ci sarà un arredatore che si occuperà degli interni, mentre sulla Superstar abbiamo progettato e definito ogni elemento.