area 103 | Paris

Dopo Amsterdam, Berlino, Londra, Pechino e Shanghai, all’interno del numero intitolato China Overview, Tokyo, Barcellona e l’ultima articolata e discussa indagine su Mosca, Area continua la sua costante opera di ricerca sulla città. Ogni uscita è accompagnata da un sintetico itinerario d’architettura contemporanea mentre ogni anno dedichiamo un lavoro monografico alle trasfomazioni e alle questioni che attraversano le condizioni dell’abitare urbano quest’anno incentrate su Parigi. Significativamente il numero 100, Changing cities, presentato all’Urban Center di Milano, ha tematizzato e consolidato un interesse al dibattito sull’avvenire della città espresso attraverso esempi e casi studio, parole chiave e confronti, che possono essere compiutamente proiettati sulla capitale francese, forse inclusivamente, la città “delle città”.

aerial view

Parigi, letta anche soltanto attraverso dati e numeri, è difatti esemplare e al tempo stesso straordinaria. Con i suoi 105,4 chilometri quadrati di superficie, nella parte centrale, ospita al censimento del 1999 2.125.246 abitanti, cresciuti oggi, dopo dieci anni, di appena 20.000 persone, una cifra che coincide con la stessa popolazione che la città aveva sul finire dell’Ottocento poiché, al 1881, contava poco più di 2.269.000 cittadini. Segno che nonostante i grands traveaux e la politica di monumentalizzazione della città avviata e sostenuta da Mitterand per oltre un ventennio e idealmente conclusa con la recente inaugurazione delle pareti vegetali del Musée du quai Branly progettato da Jean Nouvel, la “sostanza” urbana, diversamente dalla sua immagine e il suo eccezionale appeal, non è sostanzialmente cambiata. Questione diversa se si prende in considerazione la petite couronne, cioè la prima cintura periferica, composta dalla città e dai tre dipartimenti che la circondano ad anello: Seine-Saint-Denis di 236 kmq, Val-de-Marne di 245 kmq e Hauts-de-Seine di 176 kmq, per una superficie complessiva di 762,4 chilometri quadrati dove vivono oggi, oltre 6.200.000 abitanti. Tuttavia i dipartimenti in cui è divisa la regione dell’Ile-de-France, introdotti con la riforma amministrativa del 1965, di cui Parigi è il capoluogo, sono otto: altri tre, Val-d’Oise, Yvelines ed Essonne, definiscono il perimetro della grande couronne e, tutti assieme, ad eccezione del dipartimento orientale di Seine-et-Marne, che da solo rappresenta la metà del territorio regionale, costituiscono la Région parisienne, cioè l’area metropolitana della grande Parigi che si estende, tra sobborghi e città satellite, su una superficie di oltre 14.518 chilometri quadrati in cui vivono oltre 11.500.000 abitanti. Si tratta dell’area metropolitana più grande d’Europa, quantomeno paragonabile per dimensione a quella di Londra o Mosca, servita da due aeroporti principali, quello di Orly a sud e l’internazionale Charles De Gaulle nella vicina Roissy-en France, da un terzo aeroporto posto a Beauvais a 70 km a nord di Parigi, utilizzato da compagnie low cost e voli charter, oltre un altro piccolo aeroporto a Le Bourget destinato ai voli privati dai quali transitano complessivamente 45,3 milioni di passeggeri all’anno e oltre 850.000 tonnellate di merci. La città è attraversata, come noto, da una straordinaria rete metropolitana che si estende per oltre 250 km su 14 linee interconnesse ad una rete regionale ad alta velocità denominata RER (Réseau Express Régional). Inoltre Parigi è il più importante snodo ferroviario nazionale e internazionale dove si accentra la totalità delle linee ad alta velocità per una rete che si irradia da 6 grandi stazioni di testa. Giungono in città anche 3 autostrade e 23 strade nazionali ma nonostante questo Parigi, ad eccezione dei suoi 20 arrondissements municipali numerati in ordine progressivo partendo dal centro e muovendosi a spirale verso l’esterno, non riesce a diventare con la sua area metropolitana, una assieme riconoscibile, un‘entità dotata di una propria specifica identità e composizione, e non apparire soltanto come una banale sommatoria di caratteri e istanze particolari.

Probabilmente le cause sono da ricercarsi nella politica insediativa delle Villes Nouvelles che hanno caratterizzato le scelte urbanistiche ed il dibattito nei primi anni Settanta; certamente lo Schéma Directeur della Regione si è rivelato inadeguato per realizzare una politica globale di gestione e trasformazione del territorio, e, altrettanto sicuramente le norme sul decentramento hanno favorito lo sviluppo di politiche locali contraddittorie e giustapposte. Ne sono testimonianza le interviste e le posizioni espresse da Renzo Piano e Jean Nouvel in un dialogo appositamente attivato per il numero di Area in questione, curato con particolare impegno da Stefano Fera. Ne è prova la recente consultazione per l’avvenire della Parigi Metropolitana promossa da Nicolas Sarkozy e dal Ministero della Cultura e della Comunicazione, ancora in corso al momento della stesura del numero. ”Le Grand Pari de l‘agglomération parisienne” ha visto partecipare dieci team guidati da Christian de Portzamparc, Yves Lion, Roland Castro, Antoine Grumbach, Djamel Klouche, Richard Rogers, MVRDV, Finn Geipel, Bernardo Secchi con lo scopo di affrontare due principali temi: ”La metropoli del XXI secolo del dopo Kyoto” e ”La prospettiva diagnostica dell‘agglomerato parigino”.