area 103 | Paris

La Consultazione Internazionale per la Grande Parigi

L’ultima trasformazione di Parigi avvenne nel 1860 ad opera del Barone Haussmann, allora prefetto del dipartimento della Senna. A quell’epoca la città si estendeva su 100 km² e la periferia era costituita da villaggi, borghi agricoli e da alcune città storiche (Saint-Denis, Saint-Germain, Versailles, Vincennes o Argenteuil) che, da qualche anno, la ferrovia collegava alla Capitale. Nella prima metà del XX secolo si sentì il bisogno di ampliare l’agglomerato urbano rispetto alla semplice Parigi entro le mura e lo si fece attraverso diversi progetti fra cui, il più famoso, è sicuramente quello dell’urbanista Henri Prost (1934), progetto approvato nel 1939 ma la cui attuazione fu ostacolata dalla guerra. Il piano regolatore di Paul Delouvrier del 1965 costituisce il primo documento moderno di pianificazione, che prevede la creazione delle villes nouvelles, la realizzazione della RER (Réseau Express Régional), ossia la metropolitana veloce di Parigi, nonché il frazionamento dei dipartimenti di Seine-et-Oise in 7 nuovi dipartimenti. Durante la riorganizzazione i confini rimasero tuttavia quelli della Parigi di Haussmann e si perpetuò la frattura, se non addirittura l’antagonismo, fra Parigi e la periferia, aree che rimasero inalterate anche durante le successive revisioni del piano regolatore (1976 e 1994). La situazione cambia con la revisione del piano regolatore della Regione Ile-de-France, un progetto che, dal 2005, è stato oggetto di un dibattito pubblico sull’opportunità di riorganizzare la metropoli, distinguendo all’interno della regione, la zona a maggior densità urbanistica. L’idea verrà poi ripresa nel 2007 dal Presidente della Repubblica francese, secondo il quale si renderebbe necessaria una consultazione, a livello internazionale, di architetti urbanisti per la riorganizzazione della regione metropolitana della Grande Parigi. Da giugno 2008 dieci gruppi di ricercatori ed esperti stanno riflettendo su quella che sarà la metropoli del XXI secolo e sul futuro dell’agglomerato parigino; contemporaneamente i politici si confrontano sulla necessità di ridistribuire le responsabilità per adeguare il governo alla realtà del territorio attuale. I dieci team sono guidati dai seguenti architetti: Christian de Portzamparc, Yves Lion, Roland Castro, Antoine Grumbach, Djamel Klouche, Richard Rogers, MVRDV (Winy Maas, Jacob van Rijs, Nathalie de Vries), Finn Geipel, Bernardo Secchi. La consegna degli elaborati, prevista per il mese di marzo, dovrebbe essere seguita da una presentazione pubblica dei lavori dei dieci gruppi alla Cité de l’Architecture et du Patrimoine.

population density from H. Selleir and R. Humery 1936 dark grey: more than 5.000 inhabitants/ha dotted: from 500 to 1000

ll problema della metropoli parigina agita oggi gli animi: governance e scala della capitale, modernizzazione dell’agglomerato urbano, strategie politiche si mescolano sullo sfondo della recessione economica per immaginare il futuro di una città che ha abbondantemente superato i propri limiti amministrativi e raccoglie oltre otto milioni di abitanti. Dopo aver esposto brevemente i termini del dibattito e presentato i principali protagonisti, cercheremo di chiarirne le sfide territoriali ritornando al territorio e alla sua storia.

Le delizie della governance
L’elezione di Jacques Chirac a sindaco di Parigi, nel 1977, segna l’inizio di una nuova era nella storia della capitale. Fino ad allora, Parigi non aveva sindaco, caso unico tra i comuni francesi. Capitale di uno stato centralista, sede del governo e focolaio di rivoluzioni, Parigi fa paura al potere che ne diffida e vi scorge il rischio ricorrente di una opposizione politica: prevosto dei mercanti nel Medioevo (ricordiamo Etienne Marcel, 1317-1358, oppositore del futuro re Carlo V e assassinato per questo), Parlamento di Parigi nel XVII secolo o Comune del 1871. Diffidente, il potere reale, imperiale o repubblicano preferisce gestire direttamente la città sottoposta all’autorità di un Prefetto, vale a dire un alto funzionario nominato, docile e revocabile in ogni momento, di cui il barone Georges Eugène Haussman, Prefetto del Dipartimento della Senna nel 1853 rappresenta l’esempio più famoso. Fino al 1977 è quindi il Prefetto che organizza e rappresenta la capitale, ne pianifica il futuro e ne amministra il budget, mentre un altro funzionario, il Prefetto di Polizia, è incaricato del mantenimento dell’ordine. Con Jacques Chirac, ex primo ministro, il potere nella capitale è assunto da un uomo politico di alta levatura. Eletto contro il candidato sostenuto dall’allora Presidente della Repubblica Valéry Giscard d‘Estaing. Chirac, capo del partito gollista, vuole trasformare la città, modernizzarla, darle lustro e conferirle una dimensione internazionale che gioverà alla sua carriera: nel 1995 diventerà infatti Presidente della Repubblica.

Paris agglomerate according to density

Tuttavia le azioni congiunte del Sindaco e del Presidente della Repubblica (i grandi progetti di Mitterand) per modernizzare Parigi sull’esempio delle altre grandi metropoli, non sono sufficienti a conferire alla capitale la portata desiderata. I regolamenti urbanistici che privilegiano la protezione del patrimonio rispetto all’inventiva, impediscono le innovazioni. La capitale non ha il posto per sviluppare progetti ambiziosi come quelli che si vedono a Londra, Barcellona, Shanghai o Tokyo. Fallisce due volte la candidatura ai Giochi Olimpici (1992 e 2012). Le rivolte violente e ripetute dei giovani delle periferie, ampiamente diffuse dai media, ne offuscano l’immagine. Parallelamente, le leggi di decentramento del 1982 che trasferiscono alle circoscrizioni locali (città, dipartimenti, regioni) competenze fino ad allora riservate allo Stato, in particolare nel settore dell’urbanistica e della pianificazione, moltiplicano le ambizioni dei sindaci. I grandi capoluoghi regionali, Lilla, Lione, Bordeaux, Marsiglia, Nantes o Strasburgo si rinnovano. Sindaci e Consigli regionali si alleano per finanziare i progetti e promuovere insieme l’immagine della città e della regione nell’ambito della competizione economica della globalizzazione. Tutti hanno in mente l’esempio di Barcellona e hanno capito che l’urbanistica e la sua diffusione mediatica costituiscono un formidabile atout. A Parigi, il fallimento della candidatura ai Giochi Olimpici del 2012 ha rivelato l’assenza di una reale intesa tra la città e la regione, benché dello stesso segno politico, nonostante i discorsi convenzionali. È in questo contesto che tre iniziative aprono una nuova pagina della storia parigina: il ritorno della Grande Parigi. La revisione del Piano Regolatore dell’Ile de France (SDRIF), decisa nel 2005, segna una rottura nelle pratiche tecnocratiche della pianificazione.

transport service in the Paris Region

Dal piano regolatore voluto da De Gaulle nel 1965 e realizzato da Paul Delouvrier fino alle revisioni del 1976 e 1994, la pianificazione era dettata dallo Stato. Qui e per la prima volta, il nuovo piano regolatore è messo in cantiere per iniziativa della regione, quindi sotto la responsabilità degli amministratori locali e non del governo. Mireille Ferri, vicepresidente incaricata della pratica, apre in questa occasione un grande dibattito pubblico, suscita contributi e moltiplica gli incontri. La questione lascia le segrete stanze dei tecnici e viene discussa nella società civile. Contemporaneamente, il comune parigino, diretto da Bertrand Delanoë, nuovo sindaco dal 2001, avvia con i comuni vicini delle collaborazioni che sfociano nella creazione della Conferenza Metropolitana destinata a promuovere progetti congiunti che superano i limiti comunali. Infine, nell’estate 2007, Nicolas Sarkozy, nuovo presidente della Repubblica, si fa carico del problema lanciando un concorso internazionale di urbanistica e nominando quindi un Segretario di Stato incaricato della Regione della capitale. Oggi sono quindi mobilitati tre livelli politici: lo Stato nella persona del Presidente della Repubblica, la Regione tramite il suo Presidente e i suoi Vicepresidenti, Parigi attraverso il Sindaco e i suoi collaboratori; a questi si aggiungono gli ambienti professionali e l’opinione pubblica. Le posizioni degli uni e degli altri non sono esenti da secondi fini politici.

rail transport in Paris district: RER, SNCF and tramway

Senza volersi spingere troppo in là, è lecito pensare che il Capo dello Stato sia sinceramente attento al ruolo e al posto della Francia nei giochi internazionali, che sia anche preoccupato dello sviluppo economico della regione, ma che non gli dispiacerebbe scavare un cuneo tra due collettività, città di Parigi e regione Ile de France, guidate dallo stesso partito, che potrebbero porsi insieme alla testa di una opposizione frontale tanto più pericolosa in quanto la quasi totalità delle regioni è già in mano ai socialisti. Il sindaco di Parigi, che non ha molta simpatia per il Presidente della regione, intravvede l’opportunità di prendersi un vantaggio a misura delle sue ambizioni presidenziali, federando da 6 a 9 milioni di abitanti dell’agglomerato centrale, mentre i grandi amministratori locali dell’agglomerato urbano osservano prudentemente e consolidano le proprie posizioni. Ma al di là dei calcoli, il problema dell’identità metropolitana e della pianificazione del territorio dell’agglomerato urbano oggi è posto chiaramente e dibattuto.

"Métrophérique" proposed by P. Panerai and X. Fabre, achitectes-urbanistes, and A 86 as big boulevard of the city: connecting universities, commercial centres, economic and leisures areas.

E se è ancora troppo presto per conoscerne le esatte conseguenze, non c’è alcun dubbio che la presa di coscienza e l’interesse che suscita imporranno un seguito. Appaiono già dei dati di fatto che sarebbe difficile ignorare: la conservazione e valorizzazione degli spazi agricoli e naturali di un territorio che costituisce una delle regioni agricole più ricche d’Europa, che ha come conseguenza la necessità di infittire le aree già urbanizzate; l‘evidenza di un considerevole sforzo a favore dei trasporti pubblici e il rafforzamento delle centralità esistenti; la necessità di una massiccia costruzione di abitazioni e l’urgenza di un intervento di ampia portata per le periferie...Gli amministratori locali di tutte le sponde si stanno già mobilitando e si impadroniscono di questioni che sono state a lungo giudicate tabù.

Ritorno al territorio
La Grande Parigi non è nata con Bertand Delanoë, Mireille Ferri o Nicolas Sarkozy. Ha una storia politica fatta di solidarietà, conflitti, progetti e sogni che attraversa i secoli e si inscrive in un territorio plasmato da due millenni di vita urbana, al centro di una delle regioni più prospere del mondo. L’Ile de France è infatti sia una grande regione agricola che vanta rendimenti record nella produzione di cereali sia un polo economico di primo piano; ha un PIL pari a quello dei Paesi Bassi e riunisce il 40% dei quadri e il 60% dei ricercatori francesi su una popolazione che rappresenta il 20% del totale nazionale. Una particolarità tutta francese: una regione capitale forte senza governance metropolitana in un paese ancora centralista appare a tutti come un handicap e solletica al contempo gli appetiti. Non è difficile capire la posizione di Parigi (Lutezia): facile attraversamento della Senna grazie all‘Ile de la Cité, punto di incrocio di molte grandi vie, tanto da sfruttare al meglio la geografia, evitando le trappole dei meandri del fiume e scivolando senza sforzo tra le colline. Ma l’area di influenza della città supera sin dall’origine il sito limitato della capitale, gli attuali 107 km2 del territorio comunale. Ai tempi gallo-romani, il territorio della Civitas de Parisii descritto da Michel Rollin occupa oltre 1500 km2, superando Roissy a nord e Arpajon o Corbeil a sud, fermandosi davanti a Meaux a est e ai piedi di Saint-Germain a ovest, come se il quadro dell’attuale dibattito, salvo qualche particolare, fosse già stato fissato 1600 anni fa. Questo rapporto tra la città e il suo territorio prosegue nel corso dei secoli. La dominazione cambia natura. Nel Medioevo, bellicoso e religioso, le fortificazioni di Monthléry e Chevreuse costituiscono le difese avanzate di Parigi che conta circa 50.000 abitanti racchiusi nei 272 ha compresi all’interno delle mura di Luigi Filippo, che vivono di un territorio molto più vasto, di quasi 2.000 km2: villaggi contadini dediti all’alimentazione della capitale e soprattutto possedimenti ecclesiastici. Ogni convento o parrocchia di Parigi possiede nella grande Parigi dell’epoca fattorie e boschi da cui trae profitti e cibo (Sainte-Geneviève-des-bois dipende ad esempio dall’abbazia Sainte-Geneviève)...

Avenue de la Grande Armée and the skyline of Défense seen from Arc de Triomphe

Nel XVII secolo, l’aristocrazia di corte e la nobiltà di toga dell’alta amministrazione e del Parlamento possiedono molte terre che sono al contempo fonte di ricchezza, territori di caccia e residenze temporanee. Stabilendosi permanentemente a Versailles con la corte e il governo, Luigi XIV dà nuovo slancio alla costruzione del territorio. I castelli, con le loro prospettive, i giardini e i parchi e i territori di caccia boschivi con i loro viali, strade e rotonde disegnano un nuovo livello della Grande Parigi. Alla morte del re, la città conta solo 155.000 abitanti su 1.100 ettari, ma Versailles ha già superato i 25.000 abitanti e molte città importanti come Saint-Denis, Argenteuil, Saint-Germain-en-Laye sono prossime a Parigi. Nel secolo successivo, la “Carte des Chasses” (Carta delle cacce) tracciata da Berthier offre un’immagine fedele e dettagliata del territorio associato a Parigi che nel 1784 supera nel complesso il milione di abitanti. La Rivoluzione del 1789, la cui storia comincia a Versailles, conferisce forma istituzionale allo spazio parigino, creando nel 1792 il dipartimento della Senna (503 km2) di cui Parigi è il capoluogo e che costituirà fino alla metà del XX secolo il territorio di espansione della capitale, ospitando l’industria agli albori, la manodopera necessaria al suo funzionamento, le riserve, i depositi e i recinti logistici richiesti dalla modernizzazione di una grande città. All’interno di questo quadro territoriale, la cinta militare del 1843 (Thiers) quindi l’annessione dell’immediata periferia nel 1860 (Haussman) disegnano una frattura violenta che isola la capitale dal suo territorio. I conflitti della Grande Parigi nascono in questo momento. Né il piano di Henri Prost (1934), né il piano regolatore di Paul Delouvrier (1965) saranno in grado di eliminare la frattura tra Parigi e la sua periferia. Le condizioni odierne riunite possono dare qualche speranza ma la scommessa della Grande Parigi è lungi dall’essere vinta. Philippe Panerai, architect and urbanist, combines a long experience in teaching and theoretical research with an intense professional activity, in France and abroad, focused on three main fields of application: large territorial contexts, the form of the city and the integration of large infrastructures, the mutations of the urban tissue, especially in relation to large-scale social housing projects. His professional activity and research has enabled him to receive important recognitions as the Haussmann prize in 1981, the Grand Prix national d’Urbanisme in 1999 and the silver medal of the Académie d’Architecture in 2007. He had published a number of studies on the city and the metropolis such as: Lecture d’une ville, Versailles, 1980, with J. Castex and P. Céleste; Formes urbaines, de l’îlot à la barre, 1977, with J. Castex and J. Ch. Depaule (translated in various languages); Éléments d’analyse urbaine with J. Ch. Depaule e M. Demorgon; Projet urbain, 1999, with D. Mangin, and the recent Paris Métropole, formes et échelles du Grand-Paris, 2008. He follows the International Consulting on Greater Paris as member of the Scientific Committee and is also a member of the Commission Nationale des Monuments Historiques.