Una collezione nata dalla collaborazione tra Alias e lo studio Nendo che sintetizza la risposta dell’azienda al mondo delle sedute informali e dei pouff, una proposta che testimonia l’attenzione dell’azienda al mondo del progetto e la capacità di interpretarne le istanze più innovative: Okome è una famiglia di sedute e schienali caratterizzati da ampi raggi e forme morbide e naturali che richiamano i ciottoli levigati dall’acqua. Un sofisticato sistema di aggancio, permette di dare vita a diverse configurazioni, create per rispondere agli specifici utilizzi: dalla seduta singola alle ampie isole perfette per zone contract e di attesa che si completano con diversi elementi di supporto.
Abbiamo approfondito il progetto con Oki Sato e con l’architetto Andrea Sanguineti, Brand Manager dell’azienda.

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Area: Okome è un progetto trasversale con il quale Alias vuole esplorare il mondo dell’imbottito e dare vita a soluzioni trasversali che possano inserirsi al meglio sia in contesti residenziali, sia in ambito contract.
Andrea Sanguineti: Alias ha scelto Nendo per un progetto di sedute informali per l’ufficio e per il mondo domestico. Alias è conosciuta per le sue capacità di sviluppare prodotti con componenti metalliche in alluminio dal design molto raffinato; il mondo degli imbottiti è sempre stato molto difficile da affrontare per noi, in quanto spesso questi oggetti, esprimono un design attraverso il volume, e non per la qualità di dettaglio tipica dell’azienda. D’altra parte avere in catalogo prodotti per il searting informale nel contract è sempre più importante per le aziende per avere un portafoglio di prodotti completo, che consenta di offrire soluzioni coerenti per un progetto, dalle postazioni di lavoro alle aree lounge. Ci è sembrata quindi un’idea interessante chiedere al designer giapponese di affrontare questo tema, sia per la freschezza del suo segno sia per l’eleganza con la quale i designer orientali sanno affrontare questa particolare tipologia di prodotto.

Area: Qual è il concept del progetto, quali i riferimenti, le storie e le immagini che vi hanno ispirato?
Oki Sato: Il riso e la sua struttura sono stati i punti di riferimento per la definizione di questo divano modulare. Mi è venuta questa idea non solo pensando alla qualità della forma finita del progetto, ma soprattutto ragionando su due domande importanti: la prima, se il concept di prodotto fosse “espandibile” e, la seconda, come le possibilità di espansione potessero essere presentate con equilibrio. Chi utilizza Okome può combinare i vari moduli ed usarli come sedute, schienali o braccioli in qualunque modo desideri. Ci sono in tutto venti diversi moduli e i sedili, gli schienali e i braccioli hanno tutti la stessa forma, in modo da mantenere un senso di unità visiva. Gli schienali alti possono essere usati anche come elementi divisori, essendo dotati di capacità fonoassorbenti. La superficie della seduta è piatta, ma leggermente arrotondata verso la base, cosa che permette di evitare al divano di sporcarsi con il contatto delle scarpe quando usato in spazi pubblici come sale d’aspetto e grandi atri. Allo stesso tempo, grazie a precise sagomature adesive,  i moduli possono essere uniti gli uni agli altri non solo in orizzontale ma anche verticalmente.

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Area: Quali accorgimenti, correzioni, variazioni sul tema avete dovuto effettuare per dare forma al concept proposto da Nendo?
Andrea Sanguineti: In Alias siamo abituati a sviluppare i progetti assieme ai designer che per noi sono amici e partner. La relazione con loro va bene al di là della semplice collaborazione lavorativa. È importante che tra designer e azienda si instauri un rapporto di fiducia e arricchimento. L’azienda porta esperienza tecnica, capacità produttiva e il designer la visione e l’innovazione formale e tipologica del prodotto. Con Oki abbiamo già sviluppato altri prodotti di successo: rispetto al concept iniziale abbiamo deciso di modificare e lavorare sulle profondità del divano, sulla modularità, in ottica di una maggiore semplificazione del prodotto, mantenendo lo spirito inizale del progetto. Abbiamo lavorato sul comfort e sulle cuciture del divano, che a oggi ha subito tre revisioni molto importanti. In futuro questa famiglia si trasformerà ulteriormente arricchendosi di nuove tipologie e accessori, pensiamo per esempio alla zona notte. I cambiamenti sviluppati con Oki hanno riguardato i singoli elementi ma anche le configurazioni in cui viene proposto il prodotto, che per semplicità prevede nove declinazioni che rispondono a diverse tipologie: poltrona, chaise-longue, divano due posti, divano tre posti e composizioni più articolate e ampie. Alias, comunque, consente anche su progetti ad hoc di utilizzare singoli elementi in forme più libere.

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Area: La flessibilità delle configurazioni permette di personalizzare il sistema di sedute. Di quali elementi si compone la collezione e quali accessori speciali avete pensato?
Oki Sato: Il tavolino di legno con le stesse curvature del divano è disponibile in tre variabili: una con gambe con bordo in metallo, una con un solo piede che “scivola” sotto il divano e una versione “contenitore”, che può contenere, appunto, cavi o piccoli accessori. Ciascun modello comunque è costruito in modo da aderire perfettamente alle sagomature del divano.

Area: Dal punto di vista strutturale come è concepito Okome? Quali sono state le tecnologie e i materiali utilizzati nel progetto, anche per quanto riguarda il sistema di aggancio?
Andrea Sanguineti: La difficoltà del progetto Okome è stata quella di gestire la geometria del divano; gli imbottiti, infatti, hanno raggiature solitamente molto strette che consentono l’impiego di tecnologie tradizionali. Oki fin dall’inizio ha voluto che le forme dei pezzi che compongono i divani fossero molto morbide, con raggio ampio per dare un’impressione di fluttuazione, come se il divano galleggiasse sul pavimento senza essere appoggiato a terra. Si è deciso di utilizzare una struttura mista di gomma trasformata e pezzi stampati, in poliuretano espanso e un tealio con cinghie elastiche per limitare l’altezza della seduta. 
Il sistema di aggancio è invisibile e utilizza magneti che vincolano gli schienali ai pouf seduta, evitando che questi si scolleghino. Il comfort del divano è affidato a un sistema di cinghie e a un mix di gomme con densità differenti.

Area: L’immagine finale di Okome e la sua versatilità confermano la capacità di Alias di aprirsi a contaminazioni ed esperienze diverse, alimentando l’evoluzione di quel dna molto tecnico che l’ha sempre contraddistinta. È un’analisi corretta?
Andrea Sanguineti: È sicuramente corretto parlare per Alias di tecnologia e di ricerca: è il dna dell’azienda. Quando affrontiamo un progetto ci interessa esprimere sempre nuove forme e fare ricerca attraverso l’utilizzo di soluzioni avanzate e tecnologie inedite. È chiaramente più complicato affrontare questi temi lavorando a una tipologia come l’imbottito rispetto a sedute e tavoli dove l’impiego di tecnologie come la pressofusione di alluminio, l’alluminio alveolare, l’estrusione sono più comuni. Ma siamo sicuri che Alias sia riuscita con Okome a innovare radicalmente questa tipologia di prodotto e creare un segno fresco e nuovo; la conferma arriva dall’interesse che questo divano sta riscuotendo con i clienti finali nei principali mercati europei, che hanno accolto Okome con molto entusiasmo. La capacità di coniugare innovazione formale, innovazione tecnologica, la ricerca di designer giovani è una caratteristica distintiva di Alias e del suo DNA.