architect: It's

location: Roma

year: 2018

Il progetto per la nuova sede di Confcooper ha previsto il recupero di un edificio storico di fine Ottocento situato nel tessuto consolidato di Roma, dove nel corso del tempo, alla tipologia originaria si sono sovrapposti numerosi interventi che ne hanno modificato i principi di impianto, la distribuzione e l’articolazione degli spazi.
L’edificio si articola su sei piani e sviluppa un superficie complessiva di circa 4.000 mq, atta ad accogliere la realtà aziendale articolata di Confcooper, composta da identità molteplici che cooperano all'interno della medesima struttura.
La duplice natura dell'azienda ha condotto i progettisti ad approcciarsi al restauro in modo da creare un'immagine riconoscibile della società, accogliendo esigenze e realtà professionali distinte, ed utilizzando un linguaggio architettonico neutro.

photo by Francesco Mattuzzi

Il progetto di It’s definisce un equilibrio rispetto ai diversi tempi che convivono nell’edificio, creando una dialettica tra tracce originarie ottocentesche e segni contemporanei, e si confronta costantemente con due momenti differenti: quello storico, rintracciato attraverso il recupero della struttura tipologica originaria - liberata da tutti gli elementi che ne compromettono l’identità - e quello contemporaneo, introdotto attraverso la costruzione della nuova architettura.
Brani di mura storiche si alternano a sottili pareti di vetro, materie classiche come il marmo si accostano a materie leggere come l’alluminio riflettente, una parete verde verticale riquadra la geometria della corte in pietra.

photo by Francesco Mattuzzi

Il progetto è stato occasione di ricerca e sperimentazione per la valorizzazione ed il restauro del patrimonio con un approccio BIM, che ha interessato tutte le fasi, dal processo progettuale, alla produzione degli elementi di cantiere, alla futura gestione dell’edificio.
In BIM sono stati elaborati il progetto, il programma e la gestione del cantiere: attraverso il modello popolato di dati è stato possibile seguire la vita dell’edificio durante la sua attività e in particolare rispetto ai consumi ed usi dello spazio.
Il marmo bianco Carrara è la materia prevalente usata per i pavimenti interni, rielaborato in chiave contemporanea attraverso una riduzione in lastre sottili dal tono latteo, ognuna dimensionata e prodotta attraverso l’uso del modello Bim e del taglio numerico.
Il processo di riduzione della materia caratterizza anche le partizioni verticali divisorie tra gli spazi di lavoro, costituite da lastre di vetro di spessore minimo altamente performanti, zigrinate per aumentare la riflessione della luce esterna verso le parti più interne dell’edificio e creare un pattern per conferire privacy visiva ai singoli uffici.
La luce interna è stata progettata e valutata attraverso l’uso di simulazioni controllate con il modello BIM, che hanno permesso di individuare il rapporto ottimale tra luce naturale e luce artificiale.
La distribuzione verticale è stata ridisegnata, assecondando la posizione della scala originaria, sostituita da un nastro in marmo bianco e acciaio riflettente, che riunisce i vari livelli.L’elemento è stato assemblato fuori opera e ogni pannello di finitura in acciaio è stato controllato geometricamente con taglio laser attraverso il modello digitale.
Il Bim ha garantito inoltre un dialogo costante con l’edificio, assimilandolo ad un organismo vivo e attivo, e una rapidità di esecuzione dell’intervento: 15 mesi dall’inizio della progettazione fino alla sua completa realizzazione.
Il cantiere ha così assunto una nuova dimensione di artigianato digitale che ha integrato la conoscenza delle maestranze con l’uso dell’innovazione tecnologica.

photo by Francesco Mattuzzi

Luce e materiali

La densita’ del tessuto ottocentesco portà con sé il tema complesso di captare e riverberare la luce. Con un’operazione che in parte si è ispirata alle architettura di Luigi Moretti rielaborata in chiave contemporanea, il progetto intende trasferire una luce diffusa negli interni e riverberarla in ogni aspetto, intervenendo sulle materie, le cromie, sul disegno della sezione. Il marmo bianco Carrara è il materiale scelto per i pavimenti interni, rielaborato in chiave contemporanea attraverso una riduzione in lastre sottili; il marmo verde Alpi ed il rosa del Portogallo sottolineano le parti comuni dell’edificio, identificando con una policromia materica gli spazi ad uso collettivo.

photo by Francesco Mattuzzi

Scala

La distribuzione verticale è stata ridisegnata, assecondando la posizione della scala originaria e sostituita da un nastro in marmo bianco e acciaio riflettente, che riunisce i vari livelli raggiungendo il terrazzo dell’edificio, ripensato come giardino pensile sospeso e restituito all’orizzonte della città.
Pensata come il cuore dell'organismo umano, la scala dell'edificio distribuisce i flussi e regola le intensità all'interno. L'operazione di It's è stata dunque innanzitutto di svuotamento del vano scala e dopodichè di ridefinizione di un nuovo elemento di connessione verticale, in acciaio riflettente e che attraversa per ventuno metri la struttura.
La nuova scala rappresenta ora una sorta di obelisco cavo che misura la luce e il passaggio del sole, secondo le parole di Alessandro Cambi, partner di It's ed architetto incaricato del progetto.

photo by Francesco Mattuzzi

Facciata ed esterno

Anche all’esterno, la ricerca di luminosità ha influenzato le azioni principali di intervento, in particolare quella legata all’uso del bianco per il trattamento dei prospetti.
Grazie alla scelta di utilizzare il colore bianco per rendere omogenee le increspature e le modanature, riportandole ad una purezza di linee essenziali, l’edificio cambia la propria presenza urbana, divenendo portatore di luce e innescando un nuovo sistema di relazioni cromatiche, tra Chiesa di Santa Susanna e la Basilica di Santa Maria Maggiore.

title New headquarter Confcooper
architect It's, Parallel Digital
structure Dedalo Ingegneria
landscape Paisà
location via Torino, 153, Roma (Italy)
area 4.100 mq
year 2017-2018
interior Arper, Vitra, Danese, Artemide, spazio5arredamenti
photographer Francesco Mattuzzi