“Un quadro non è la fotografia di un’esperienza” afferma Rothko in un articolo di Life Magazine nel 1959 “E’ un’ esperienza.”

Mark Rothko: A Retrospective inaugurata il 20 settembre al Museum of Fine Arts di Houston, è una grande occasione per ripercorrere tutte le fasi della produzione artistica del principale esponente dell’Espressionismo Astratto, Mark Rothko. Nato in Russia, (nell’attuale Lettonia) nel 1903, Rothko emigrò con la famiglia negli Stati Uniti e appena ventenne, si trasferì a New York dove alla Art Students League ebbe la fortuna di incontrare due mentori della pittura figurativa: Max Weber e Milton Avery e il circuito degli artisti contemporanei dell’avanguardia americana. La mostra mette in luce tutte le fasi attraversate da Rothko nella sua ricerca artistica, dai primissimi lavori che testimoniano la grande influenza che il Modernismo ebbe sulla sua formazione, passando dalle nature morte agli scenari urbani, fino all’astrazione. Con l’avvento del Fascismo e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Rothko abbandona il figurativo per un nuovo linguaggio visivo, al fine di esprimere il senso del tragico e del sublime. Ispirate dalle letture della tragedia greca, dagli scritti di Nietzsche e di Freud, dalle tecniche surrealiste di André Masson e Roberto Matta, le opere degli anni ’30 riflettono questo passaggio verso l’abbandono del contenuto narrativo a favore del disegno automatico e delle forme biomorfe.
Commentando uno dei suoi quadri, “The Omen of the Eagle” 1942, ispirato dall’Orestea di Eschilo, affermò: “Il quadro non si riferisce ad un aneddoto in particolare, ma piuttosto allo Spirito del Mito, comune a tutti i miti in ogni momento. Si tratta di un panteismo in cui uomo, bestia, uccello e albero, il noto e il conoscibile, si fondono in una sola idea tragica."
Dal 1947 in poi, Rothko elimina definitivamente tutti gli elementi dell’immaginario mitico e della tecnica surrealista, lasciandosi alle spalle le convenzioni, per raggiungere lo stile che lo ha definitivamente contraddistinto: ampie tele verticali dai colori espressivi e intensi. A questa fase “Classica” corrispondono i Color Field tra i più luminosi dipinti della sua carriera, nei quali attraverso infinite variazioni di colori e proporzioni, l’artista ha esplorato la vasta gamma di emozioni umane. La mostra prende in esame questo importante periodo esponendo 15 tele dalle tonalità accese.
I lavori dell’ultimo periodo, dalla fine degli anni ’50 agli anni ’60, assunsero tonalità più sobrie, sommesse, dai colori più scuri e austeri. Tra le opere più significative, troviamo una serie di studi per un murales non realizzato, commissionato dal Four Seasons restaurant del Seagram Building di Mies Van Der Rohe a New York.L’esposizione si conclude con una magnifica tela rossa del 1970, uno degli ultimi lavori della sua carriera.

Mark Rothko: A Retrospective
The Museum of Fine Arts, Houston
20 Settembre 2015 – 24 Gennaio 2016