La mostra Mario Merz. Sitin si inserisce nella programmazione della Fondazione Merz che prevede momenti espositivi dedicati all’opera di Mario e Marisa Merz e succede a quella inaugurale alla Fondazione nel 2005 e a quelle tematiche: nel 2007 sulla pratica del disegno, nel 2010 sulla produzione pittorica, nel 2011 sul legame al progetto architettonico e l’ultima, La natura è l’equilibrio, incentrata sul rapporto tra natura e cultura, nel 2016. Nel cinquantenario dei movimenti di contestazione del ’68, la mostra fornisce - attraverso una decina di opere realizzate da Merz tra il 1966 e il 1973 - uno spunto di riflessione intorno a un periodo ricco di fermenti creativi, che ha innescato nuovi processi di trasformazione e che ha rinnovato la visione del futuro.

Questo cambiamento coinvolge tutte le arti, dalla letteratura alla musica, al teatro, al cinema e naturalmente l’arte visiva, che ha visto coesistere movimenti così significativi come il minimalismo, l’arte povera, la land art e il concettuale, mettendo a confronto e di pari passo l’arte emergente statunitense con quella europea. Ha generato un clima ricco di straordinaria sensibilità, un nuovo modello esistenziale basato sull’impegno costante nella concezione, nella presentazione e nella diffusione dell’arte del proprio tempo.
Per Mario Merz, che ha vissuto quegli anni da protagonista, quell’intensità è stata come Una domenica lunghissima dura approssimativamente dal 1966 e ora siamo al 1976. Siamo verso la fine del pomeriggio di una lunghissima domenica. Noi non abbiamo mai lavorato! Quasi dieci anni non abbiamo fatto che pensare a passare una lunghissima domenica tra due immense e grigie settimane di lavoro che incombono prima e forse dopo […]Invece stiamo svestendo la cultura per vedere come essa è fatta. E questa è la nostra lunga domenica, stiamo svestendo la cultura per vedere come essa è fatta (hopefulmonster 2005).

La mostra diventa un racconto, quindi, tra lo storico, il politico e il poetico, una narrazione che parte dalle parole stesse di Mario Merz passando attraverso alcune tra le più importanti opere di quegli anni divenute icone del suo percorso artistico. Sono state selezionate una decina di lavori datati tra il 1966 e il 1973, tra i quali alcuni ‘oggetti’ realizzati tra il 1966 e il 1969 e accomunati dall’essere “trapassati” da un neon, come la Lancia (1966), il Salamino (1969) e il Bicchiere trapassato (1967), ma anche l’opera che dà il titolo alla mostra, Sitin (1968) esposta al centro della scena proprio come la forma di protesta sit-in. In mostra anche due igloo: l’Igloo di Giap, del 1968, dedicato al generale vietnamita Vo Nguyen Giap, che riporta sulla creta la frase al neon del comandante che ha condotto il Vietnam alla liberazione Se il nemico si concentra, perde terreno, se si disperde, perde forza e il secondo, composto da ferro e vetri, porta il titolo di una domanda ricorrente nei pensieri e nelle pagine scritte dell’artista, Is space bent or straight?, (lo spazio è curvo o diritto?). Ad accompagnare il lavoro alcune fotografie del primo allestimento a Berlino nel 1973, sulle quali si riconoscono Mario Merz e Emilio Prini seduti all’interno dell’igloo intenti a registrare parole e a scriverle a macchina. Seguono la scritta al neon Sciopero generale azione politica relativa proclamata relativamente all’arte e l’installazione A real sum is a sum of people (1972).

Quest’ultima, una serie di fotografie di persone all’interno di uno spazio pubblico in progressione secondo la sequenza di Fibonacci, è tra le prime opere in cui compare la progressione del matematico pisano; in questo caso il luogo dell’intervento performativo è un pub di Londra. Un’altra importante opera dal sapore un po’ performativo è It is possible to have a space with tables for 88 people as it is possible to have a space with tables for no one, una serie di tavoli di grandezze differenti e seguenti la progressione Fibonacci. Insieme all’opera verrà esposta la documentazione della performance che avvenne nel 1973 in occasione di una mostra a Berlino, all’Akademie der Künste, durante la quale il pubblico venne invitato a sedersi intorno ai tavoli e a consumare un bicchiere di latte e un uovo sodo. Il titolo della performance recitava: “Una somma di uomini è una somma reale. Una somma reale è anche una somma seriale, una somma seriale è una forma, gli esseri umani hanno una funzione come somma di unità, gli esseri umani hanno una funzione seriale come storia, l'estensione seriale dei tavoli raccoglie una somma seriale di esseri umani, le forme a spirale della frutta sono somme seriali di quantità. Vi invitiamo a venire il (...), 1973, alle h (...), a una funzione seriale all'Accademia”.
A completare l’allestimento un’ampia selezione di disegni, note, appunti, libri d’artista e fotografie.

Mario Merz. Sitin
dal 7 giugno al 16 settembre 2018
Fondazione Merz
Torino