A trent'anni di distanza da quella a lui dedicata dal MoMA di New York nel 1987 che dava conto della sua attività di designer, ecco una nuova mostra dedicata alla trasversale attività di Mario Bellini, 60 anni tra design, architettura, exibition design e molto altro. Un omaggio doveroso, quello della Triennale di Milano, all'opera poliedrica e singolare di un progettista italiano che ha ottenuto ogni successo sia nella piccola scala (otto compassi d'oro, arredi e oggetti diventati icone), sia nella grande scala (Centri Congressi, Fiere, Musei progettati dal Giappone agli Usa, dalla Germania all'Australia e, nel 2012 il Dipartimento delle arti islamiche, un'onda dorata per il museo più prestigioso del mondo, il Louvre di Parigi).

La mostra occupa oltre mille metri quadrati del Palazzo dell'Arte, è articolata in Portale, Galleria, Piazza e quattro Stanze (organizzate secondo un tema guida), e vuole porre attenzione sulla necessità e sul ruolo eversivo e salvifico della bellezza. Da qui il sottotitolo "Italian Beauty". Curatore della mostra è Deyan Sudjic, direttore del London Design Museum, con Ermanno Ranzani (architettura) e Marco Sammicheli (design). Le installazioni video sono a cura di 3D Produzioni con la regia di Giovanni Piscaglia. Il progetto di allestimento è dello stesso Mario Bellini che dal 1962 a oggi si è sempre appassionato anche a "mettere in scena" esposizioni, prevalentemente d'arte e di architettura.

Mario Bellini
La mostra si snoda lungo un percorso che inizia da un Portale/Biblioteca, e prosegue lungo una Galleria, una Piazza e quattro Stanze. All'ingresso un grande "Portale/Biblioteca" (lungo più di 25 m e  alto 6) accoglie il visitatore ed espone modelli di architettura, immagini, arredi, oggetti: una "macchina" scenica che si pone come una summa e un incipit dell'intera retrospettiva. Quattro grandi Stanze laterali più una Piazza centrale - connesse da una magica Galleria di specchi, una sorta di caleidoscopio di visioni ed emozioni, che si snoda a ferro di cavallo in andata e ritorno per più di 100 metri - illustrano le molte tematiche del lavoro di Bellini. In particolare, nelle Stanze l'architettura è riprodotta con filmati e immagini "immersive" - dagli Stati Uniti alla Francia, dall'Australia alla Germania - e proiettati a tutta altezza sulle pareti/schermo delle sale (larghe più di 12 m). Tra questi uno dei più spettacolari rivela con riprese dall'alto il "Dipartimento delle Arti Islamiche" del Louvre di Parigi - inaugurato nel 2012 - mostrando dettagli nascosti della Court Visconti. Nella Piazza il tema guida è il "mostrare", in molte delle sue declinazioni, da come mostrare un quadro al mostrare il "mondo" di Bellini, con alcuni dei suoi riferimenti d'elezione, racchiuso in una sorta di "wunderkammer" (dall'"Architetto" di Mario Sironi a una giacca di Issey Miyake, da opere di Ettore Sottsass alla raccolta completa di lettere di Wolfgang Amadeus Mozart, dai piatti di Lucio Fontana al portaghiaccio di Gio Ponti a una matita e un foglio di carta bianca).

Nella Galleria sono presenti arredi, oggetti, macchine, progetti e concetti, raccontati sul pavimento e alle pareti. Tra le varie icone sono esposte la P101, primo personal computer al mondo realizzato per Olivetti nel 1965 e in mostra ancora funzionante, e "Quaderno", progenitore dei laptop e ultimo progetto di Bellini per Olivetti, datato 1992. La Divisumma 18 in morbida gomma gialla (l'antesignano del touch screen?) e poi il Pop, mangiadischi portatile, antesignano dell'Ipod. Lo straordinario reportage fotografico di Kar-a-sutra, concept car progettato su invito del MoMA nel 1972 (in occasione della mostra "Italy, the new domestic landscape"), "madre" di tutte le auto monovolume o M.P.V. E poi le fotografie scattate da Bellini reporter negli Usa e in Giappone in lunghi viaggi di esplorazione culturale compiuti nel 1972 e nel 1973. Appese al soffitto della Galleria una sequenza di più di 300 immagini compongono un percorso senza parole che riassume il pensiero di Bellini. Vi si trovano opere d'arte e architetture, riferimenti al mondo animale e vegetale, elementi di antropologia culturale, fotografie d'epoca, forme, ispirazioni e volti (come quello di Steve Jobs che negli anni Ottanta a lungo corteggiò Bellini per portarlo all'Apple mentre era consulente di Olivetti). Nell'ultimo settore della Galleria, infine, una sezione intitolata NEXT illustra in anteprima i principali progetti in corso. Dall'Antiquarium forense accanto al Colosseo di Roma, museo che racconterà le origini di Roma antica, a una futuristica sedia in plastica ora in fase di messa a punto. Un capovolgimento improvviso della Retrospettiva in Prospettiva. Ancora una volta passando dalla grande alla piccola scala con agilità acrobatica. E nel segno dell'Italian Beauty.