RovelloDue - Piccolo Spazio Politecnico accoglie una mostra immersiva che conduce i visitatori in un viaggio nel tempo, in un dialogo virtuale eppure estremamente concreto con Marco Zanuso, uno dei maestri che ha reso celebre il design italiano nel mondo, dando “forma” al miracolo del dopoguerra. Entrando nello spazio ci si trova piacevolmente spaesati, ricondotti nello studio del grande architetto milanese, là dove ancora svetta il tecnigrafo che ha visto nascere capolavori come la Seggiolina K 1340 (Kartell, 1964), l’Unità mobile di emergenza (MoMA, 1972), il sistema per il divano infinito Lombrico (C&B, 1967); gli Stabilimenti Olivetti (Guarulhos, San Paolo, 1956-61; Buenos Aires, 1955-59), gli Uffici IBM (Segrate, 1968-76) e gli interventi nelle tre sedi del Piccolo Teatro (Milano, 1979-98).

Tra gli schizzi esposti si mischiano annotazioni, appunti di lavoro e numeri di telefono che consentono di immergersi all’interno di ogni progetto: l’inimitabile Grillo (Siemens, 1966), a disposizione dei visitatori, diventa un tramite per porsi “in linea” con Zanuso e per avvicinarsi ai suoi pensieri. Un telefono, ma anche un “cantastorie”. Semplicemente componendo il numero di telefono annotato sui fogli di progetto, si attivano contenuti multimediali capaci di innescare un dialogo simbolico tra il progettista, le opere e il visitatore. Filmati e immagini si animano sulla superficie verticale centrale. Cambia il numero di telefono, cambia l'argomento della chiamata, cambia la proiezione. Pochi secondi di visione e poi nuovamente la scelta di un tema o 'chiacchierata' telefonica differente. Oltre quindici tra i suoi più interessanti progetti, alcuni inediti, testimoniano così una ricerca caleidoscopica, giocata a diverse scale e su diversi registri: docente al Politecnico di Milano, architetto, designer, urbanista, ma anche paesaggista e pragmatico sognatore, Zanuso era prima di tutto un “architetto di pensiero”, sempre pronto a ridefinire codici, a scardinare convenzioni. Il suo pensiero si proiettava in avanti, ma non tradiva mai l’ambizione di rivoluzionare il quotidiano, con immediatezza e semplicità. Zanuso, secondo un'acuta osservazione di Gio Ponti “il più spericolato degli architetti", aveva un'innata vocazione a sperimentare a ogni scala, cimentandosi in progetti di architettura arditi come Casa Press (Johannesburg, 1972) e in progetti di design visionari come la Radio TS 502 (Brionvega, 1964) o il televisore Black ST 201 (Brionvega, 1969), in grado di anticipare stili di vita e trend di mercato. Vincitore di sette Compassi d’Oro, Marco Zanuso è oggi considerato tra i padri fondatori del design italiano.

Il convegno internazionale di studi, che si tiene a Milano nei giorni 22 e 23 febbraio, propone una lettura critica dell’opera e del pensiero di Marco Zanuso, grazie anche alla possibilità offerta agli studiosi di accedere all’imponente materiale documentario messo a disposizione dall’Archivio del Moderno, significa riconoscere l’attualità di alcune sue intuizioni e sperimentazioni, sul piano sia del metodo sia dei risultati ottenuti. Al centro delle due giornate di studi sarà l’indagine sulla sua metodologia progettuale, connotata dal duplice interesse per le «tecniche costruttive» e le «tecniche di progettazione», dalla ibridazione tra le «tecniche di progettazione» dell’architettura e quelle dell’industrial design, che lo rende partecipe del clima culturale più aggiornato del secondo dopoguerra, e dall’approccio sistemico di derivazione scientifica. Ai moltissimi progetti di design diventati icone del Novecento - dai mobili Arflex e Gavina, agli apparecchi radiotelevisivi Brionvega, alle macchine per cucire Borletti - affianca un’intensa e originale attività di architetto, condotta sempre con intransigenza, in quanto guidata dal suo «peculiare umanesimo». Vittorio Gregotti l’ha definito «uomo dall’impegno notevole». Lo stesso impegno che dedica all’insegnamento all’interno del Politecnico di Milano e che contribuirà in modo determinante alla nascita della Facoltà del Design.