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Olafur Eliasson è l’artista contemporaneo che gli architetti incontrano più spesso. Uno dei più significativi intrecci tra l’architettura e l’arte che egli propone, è sicuramente il tema della luce, intesa come elemento generatore dello spazio, con cui l’uomo interagisce. Intorno a una tale questione ruota il lavoro di Eliasson, che appartiene alla generazione emersa negli anni Novanta  Nel suo studio di Berlino, dove egli lavora con più di ottanta collaboratori, tra artigiani, architetti, artisti, si assiste al cortocircuito tra concettualismo e concretezza. Le sue opere rappresentano un modo diverso di usare l’arte: il fine è creare relazioni umane all’interno di spazi espositivi, attraverso installazioni che consentono allo spettatore di vivere esperienze multisensoriali. Elementi ricorrenti derivano dal rapporto tra la natura e la scienza: la luce, l’acqua e l’aria sono il cuore pulsante, continuamente combinate attraverso effetti scenografici.

La mostra diventa l’occasione per raccontare l’artista: l’intera ala sud del bel museo danese è invasa da un grande progetto, che inverte il consueto rapporto tra la natura e l’arte. L’edificio diventa protagonista indiscusso dell’esposizione attraverso il gioco che si instaura tra il paesaggio e l’architettura. In questo contesto la luce riveste ancora una volta un ruolo fondamentale, come creatrice e ordinatrice dello spazio che investe.