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Laura Andreini: Dalla sua esperienza di architetto e progettista qual è il valore aggiunto nella esecuzione del progetto che può derivare da una realizzazione gestita interamente da una azienda che stipula con la committenza un contratto che possiamo definire Contract?
Antonio Citterio: Ci sono diverse tipologie di lavoro che rientrano sotto la voce Contract, quello più tradizionale è relativo al settore alberghiero: le aziende in questi casi forniscono il lavoro completo degli interni e sono responsabili chiavi in mano dell’esecuzione, a volte offrono persino la fornitura completa dei materiali, dei rivestimenti, oltre che dei mobili. Questa è una prassi abbastanza frequente: io ho avuto diverse esperienze in questi anni con aziende che si occupano di questo tipo di servizio. All’interno di questa categoria sono da considerare anche prodotti che non sono necessariamente prodotti Contract, cioè disegnati specificatamente per un determinato contesto, ma sono prodotti fatti per il Contract, nel senso che hanno delle caratteristiche, ad esempio durabilità, normative anti-incendio, performance adatte a soddisfare progetti Contract. Nel settore degli uffici ad esempio tutto il prodotto è Contract; nell’aeroporto di Dubai, di cui sto disegnando gli interni, abbiamo un lavoro di tipo Contract in senso più ampio: ovvero, dovendo coprire superfici di decine di metri quadrati di interni con una serie di prodotti molto vasta, trattiamo con delle vere e proprie imprese di servizi. Il discorso sul Contract quindi è assolutamente trasversale: i giapponesi per esempio, sono molto bravi in questo campo e ridisegnano tutto quello che devono produrre. Le loro aziende generalmente sono responsabili in-toto dell’intera gestione realizzativa dei prodotti, e non solo di determinati settori di fornitura.
L.A.: Sono molte di più le aziende che curano solo alcuni settori piuttosto che quelle in grado di gestire interamente una commessa.
A.C.: Certamente, chi fa Contract, oltre ad avere un’esperienza di produzione industriale, dev’essere anche un’azienda con un grande know-how dal punto di vista della gestione del progetto. Si tratta di società di engeneering che una volta si occupavano di edifici e che oggi invece si occupano di Contract. Per fare questo esse devono saper produrre disegni costruttivi, preventivi, devono occuparsi di logistica, di montaggio, di normative.
L.A.: Solitamente si parla in termini generici e quantitativi, ma alla luce della sua grande esperienza di architetto quali sono le migliori aziende che ha incontrato nella sua carriera in grado di gestire la commessa in modo soddisfacente?
A.C.: Ho avuto occasione di lavorare con B&B Contract, con Cassina Contract e anche con ditte giapponesi. In tutti e tre i casi mi sono trovato molto bene, perché queste aziende si occupano dell’intera gestione del progetto e sono responsabili chiavi in mano della realizzazione. Per un architetto avere un responsabile che si occupa del coordinamento, soprattutto per i lavori fatti all’estero, è molto importante.

Il Bulgari Hotel & Resort di Milano completato nel 2004

L.A.: Storicamente, nel corso del Novecento in particolare negli anni ’20 -‘30 e ’50 -‘60, sono molti gli esempi in cui progetti o oggetti disegnati per particolari spazi sono entrati nella produzione di serie (esempio la poltrona di Mies per il Padiglione di Barcellona, la lampada di Castiglioni per la birreria Splugen Brau a Milano oppure il boccale di birra Alessi). Oggi questo avviene ancora secondo lei?
A.C.: Il 20 Marzo a Milano inauguriamo il nuovo Museo della Triennale con una mostra che si intitola “Serie e Fuori Serie” in cui saranno esposti oggetti realizzati su misura per progetti particolari. Il progetto architettonico veicola una direzione per l’innovazione di un prodotto: quando si ha un’esigenza progettuale si innescano sempre dei meccanismi nei quali il prodotto progettato viene pensato appositamente per un’esigenza molto specifica. Si crea così una forma di osmosi fra progetto d’architettura e prodotti di design, osmosi che è sempre esistita ed esisterà sempre. Va tuttavia considerato che i tempi di un progetto una volta erano molto più lunghi e consentivano più agevolmente di fare prodotti specifici; oggi, soprattutto per gli investimenti industriali che entrano in gioco, i tempi sono decisamente più ristretti. Le problematiche sono molto cambiate rispetto a quelle degli anni ’20, bisogna considerare innanzitutto com’è cambiata la componentistica dell’architettura, inoltre c’è un problema di certificazione che è molto più complesso di un tempo.
L.A.: L’esperienza del Contract per un’azienda offre un’opportunità straordinaria per fare ricerca e sperimentazione, non crede?
A.C.: È vero, sperimentiamo nuovi materiali, nuove finiture, e il processo progettuale per certi aspetti resta comunque ancora molto artigianale, perché ogni dettaglio viene accuratamente studiato. Il vero problema è l’organizzazione. Il grande valore del Contract sta nella capacità di gestione del progetto: il settore del design del mobile non aveva questa capacità di produrre un fuori serie su grande scala. In fondo il Contract è questo: è un fuori serie su grande scala, con una difficoltà di controllo anche dal punto di vista dei costi. Le aziende che oggi si occupano di Contract stanno effettuando un grande mutamento passando da un’esperienza industriale a un’esperienza di servizi.
L.A.: Lo sviluppo del progetto complessivo viene effettuato in collaborazione con i progettisti delle aziende incaricati alla realizzazione?
A.C.: In parte sì, noi forniamo i disegni definitivi ed esecutivi, poi l’azienda a sua volta produce i disegni costruttivi. Per quanto riguarda la parte di ingegnerizzazione del prodotto è l’azienda che provvede a realizzarli, anche perché ogni azienda ha dei processi produttivi diversi. Da parte nostra è importante fare la verifica del disegno costruttivo, in modo tale da essere sicuri che l’oggetto venga realizzato così come lo abbiamo pensato. C’è quindi una stretta collaborazione fra l’azienda e lo studio di progettazione dell’architetto.
L.A.: Quali sono i progetti più recenti che sta realizzando?
A.C.: Abbiamo appena ultimato con Cassina il Barvikha Hotel a Mosca, e con B&B Italia un albergo a New York, mentre l’aeroporto di Dubai è ancora in fase di progettazione. Il Contract negli ultimi anni è diventato veramente molto importante per il nostro lavoro.
L.A.: L’architetto suggerisce al general contractor le aziende fornitrici dei vari accessori?
A.C.: Di solito si fanno delle scelte sui materiali dirigendo la selezione, ma preferiamo che sia chi vince la gara a prendere le decisioni fondamnetali; per quanto ci riguarda ci preoccupiamo soprattutto di mantenere il controllo artistico sulla qualità e sull’esecuzione delle opere.

Nel 1999 Antonio Citterio fonda con Patricia Viel “Antonio Citterio and Partners”, studio multidisciplinare di progettazione architettonica, disegno industriale e grafica. Dal 2006 è professore all’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana di Mendrisio e dal 2007 è membro dell’Italian Design Council. www.antoniocitterioandpartners.it In 1999 Antonio Citterio founded with Patricia Viel “Antonio Citterio and Partners”, a multidisciplinary practice for architectural design, industrial design and graphics. From 2006, Antonio Citterio is professor at the Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana in Mendrisio and from 2007 he is member of the Italian Design Council.