area 106 | simplicity

Leggera e fragile, l’opera di Christiane Löhr risolve la complessità e l’abbondanza degli elementi di cui è composta con la “delicatezza”. La grande laboriosità costruttiva, il numero dei micro-elementi impiegati, la ricchezza geometrica e compositiva delle forme, trovano espressione in una sorprendente e preziosa semplicità, che si manifesta attraverso la delicatezza, la fragilità e la leggerezza. L’essenza dell’opera di Christiane Löhr si coglie osservando, fino al dettaglio più microscopico, la complessità che la genera, e di cui riesce a raggiungere una sintesi estetica mirabile in bellezza eppure incredibilmente leggera, quasi evanescente, nella percezione.

photo by Burat, Cologne
photo by Burat, Cologne

La forza espressiva di queste opere sta proprio nella loro capacità di sorprendere, di lasciare col fiato sospeso, in una forma di ossequioso incantamento e di rispetto per quella fragilità impalpabile di cui si sostanzia. Semi di cardo, soffioni, gambi d’erba, crini di cavallo, sono gli elementi utilizzati per comporre vere e proprie microarchitetture, sostenute dal rigore e dalla precisione geometrica, dove niente è superfluo, e tutto è assoggettato a regole che sembrano attingere direttamente alla Natura, anche se la Natura non è che uno spunto, un punto di partenza da cui costruire inattese composizioni a metà tra il botanico e l’architettonico. Le microarchitetture di Christiane Löhr racchiudono microcosmi essenziali, perfetti nella loro precisione, contenitori leggerissimi di un ordine e un equilibrio, estremamente precari, e tuttavia resistenti nel tempo.
Della Natura Christiane Löhr coglie il senso effimero e la caducità dei suoi elementi, ne sfida le leggi fisiche, assemblando i semi in forme a loro inusuali, e quelle temporali, fissando quegli stessi elementi in strutture immobili e durature.

photo by Burat, Cologne
photo by Burat, Cologne

Ai materiali organici che compongono le sculture l’artista aggiunge un livello analitico di costruzione, più architettonica che scultorea, che va a sovrapporsi e a evidenziare l’aspetto scientifico e matematico dell’intervento artistico. È quindi palese una sorta di indagine scientifica, rigorosa, in cui la regola geometrica diventa strumento, mezzo visivo ed espressivo di un’immaterialità o di una spiritualità sottese, invisibili ma pur sempre percettibili. La ricerca si fa a questo punto evidente: la semplicità diventa lo strumento di indagine per individuare qualcosa che sta ben oltre l’apparenza, che utilizza la fragilità per far sottendere l’orecchio e i sensi a un messaggio latente, appena sussurato, di ricerca dell’essenza delle cose, di una Natura intrinseca che si nasconde dietro la forma complessa e articolata, che ordina la bellezza e regola il mondo.
“Forse sono alla ricerca di ciò che tiene insieme il mondo” dichiara l’artista: la delicatezza è una condizione, uno stato del sentire, e la semplicità una meta, che si raggiunge, come insegnava Costantin Brancusi “malgrado se stessi, avvicinandosi al senso reale delle cose”.