architect: Bjarke Ingels Group (BIG)

location: Londra

year: 2016

foto di Iwan Baan

A partire dal 2000, ogni anno la Serpentine Gallery ha commissionato un padiglione estivo temporaneo ad un grande architetto a livello internazionale. Negli anni si sono succeduti grandi nomi tra i quali, solo per menzionarne alcuni, Zaha Hadid, Oscar Niemeyer, Jean Nouvel, Herzog & de Meuron, Sou Fujimoto. Per il 2016 è stato scelto lo studio Bjarke Ingels Group (BIG) (Copenaghen/New York). Inoltre il padiglione sarà affiancato da quattro Summer House affidate a Kunlé Adeyemi – NLE (Amsterdam/Lagos), Barkow Leibinger (Berlino/New York), Yona Friedman (Parigi) e Asif Khan (Londra).
I Serpentine Pavilions sono costruzioni effimere che però hanno da sempre contribuito ad attivare un dibattito sul futuro dell'architettura contemporanea oltre che essere spazi temporanei in cui organizzare eventi artistici. Il contesto è quello dei Kensigton Gardens, un luogo in cui viene permesso all'architettura di incontrare la natura e con essa un pubblico che di anno in anno si trova ad interagire, sempre in maniera diversa a seconda della forma, con un padiglione che sorprende sempre.

 

general plan
general plan

 

Bjarke Ingels ed il suo team hanno deciso di lavorare su un tema basilare dell'architettura reinterpretandolo in forma contemporanea e soprattutto temporanea. La parete di mattoni viene qui riproposta in forma tridimensionale: c'è un modulo, quello del mattone appunto, che viene posizionato in modo da ottenere un oggetto scultoreo, un'esaltazione della tridimensionalità. Anche il materiale utilizzato, proprio per mantenere un carattere effimero, è molto più leggero del mattone: telai in fibra di vetro. Durante questa estate, dal 2 giugno al 11 settembre, il concetto di muro smetterà di essere superficie per diventare spazio.

 

photo by Iwan Baan
photo by Iwan Baan

 

Spiega Bjarke Ingels Group (BIG): “Per il Serpentine Pavilion 2016, abbiamo cercato di progettare una struttura che racchiudesse in sé molteplici aspetti spesso percepiti come opposti: una struttura che è libera – formale ma rigorosa, modulare ma anche scultorea, trasparente e opaca, scatola solida ma allo stesso tempo un po’ blob. Abbiamo deciso di lavorare con uno dei fondamentali dell’architettura: il muro di laterizio. Invece che da mattoni o blocchi di pietra, il muro è però composto da telai in fibra di vetro estrusi accatastati l’uno sopra l’altro. La parete è poi smembrata per formare una cavità al suo interno, in modo da ospitare gli eventi.
La decompressione della parete crea una caverna illuminata attraverso gli elementi in fibra di vetro, i vuoti che si creano tra la sovrapposizione dei blocchi ruotati uno rispetto all'altro e attraverso la resina traslucente della fibra di vetro.  Di conseguenza, la sovrapposizione, il movimento tra i blocchi e la presenza delle persone creano un vivace gioco di luci all'interno.
Tra i materiali utilizzati vi sono legno per i pavimenti e profili estrusi di Lay Light della Fiberline che irradiano ogni superficie di una luce calda.

 

 

Questa semplice manipolazione della definizione archetipica del muro crea una presenza all'interno del parco che cambia man mano che il visitatore si muove attorno e dentro le struttura. Il prospetto Nord-Sud del padiglione è un rettangolo regolare, Il prospetto Est-Ovest ha invece una silhouette ondulata. Andando da Est a Ovest, il padiglione è completamento opaco e materico, muovendosi invece da Nord a Sud, è interamente trasparente e immateriale. Di conseguenza la presenza diventa assenza, l'ortogonale diventa curvilineo, la struttura diventa gesto e la scatola diventa blob."