Una mostra che alimenta la ricerca del Triennale Design Museum sui personaggi che hanno interagito con il territorio allargato di Monza e Brianza, un'esposizione che vuole fare luce su una figura troppo spesso dimenticata dal mondo del progetto. Lo spirito che anima questa nuova esperienza è riassunta dalle parole di Silvana Annicchiarico "Questa mostra si inserisce in un percorso tracciato dal museo, che rivendica la continuità di una ricerca volta a rivalutare i non allineati, i sommersi, i dimenticati, da Gino Sarfatti a Piero Fornasetti, da Giotto Stoppino a Gherardo Frassa fino, appunto, a Ico Parisi, personaggio fondamentale del progetto italiano dal dopoguerra in poi".
Ma quali sono state per Parisi le cause di questo colpevole oblio? Tra esse, al di là di certi aspetti caratteriali del personaggio, possiamo innanzitutto riconoscere il suo forte legame con il territorio comasco e brianzolo, meno in certo senso con la città di Milano, in secondo luogo la decisa presa di posizione culturale che caratterizza l'ultimo periodo parisiano, dal 1960 alla morte, avvicinandolo ai movimenti artistici d'avanguardia e staccandolo, in qualche misura, dalla quotidianità del lavoro di architetto e designer.
Ico Parisi ha prodotto una mole notevolissima di lavori, operando, secondo la lezione pontiana, in quella dimensione pluridisciplinare, caratteristica della rinascita del progetto italiano dopo il conflitto mondiale. Parisi è dunque architetto, designer, art director, fotografo, regista cinematografico, pittore e artista puro. Questa mostra, che vuole porsi come una prima riflessione e un primo omaggio al lavoro di Parisi, ha dovuto pertanto stabilire dei precisi limiti cronologici e tipologici alla presentazione dei ricchissimi materiali esistenti, quasi tutti appartenenti all'Archivio del Design di Ico Parisi di Como. I curatori hanno dunque privilegiato il periodo "classico" del lavoro di Parisi, ovvero dalla fine della guerra al termine degli anni 50, e un'unica tipologia, il tavolo. Se la prima scelta appare facilmente sostenibile, la seconda è dovuta a una precisa scelta curatoriale. Ognuno degli straordinari maestri che l'Italia ha avuto la fortuna di possedere in quel periodo storico, pur essendosi applicato alle più diverse tipologie secondo l'abusata sentenza rogersiana "dal cucchiaio alla città", ha in realtà lasciato un segno più evidente in certi ambiti. Per Parisi si tratta sostanzialmente di due situazioni: l'imbottito, argomento in qualche misura topico del momento e toccato da molti con risultati straordinari, e i tavoli. Ragionare, con la costanza e l'inventiva con cui l'ha fatto Parisi, sulla struttura trilitica del tavolo, considerandolo un'architettura in nuce, è qualcosa che raramente è dato di vedere. Il tavolo, nelle svariate accezioni, che vanno dalla vera e propria mensa alla scrivania, dalla consolle al coffee table e al carrello di servizio, è un argomento tipologico che accompagna Parisi fin dagli inizi della sua vicenda progettuale e dove l'architetto comasco dimostra una fantasia progettuale illimitata, fatta di improvvisi fuochi di artificio e parallelamente di una minuta e attenta ricerca di varianti formali. Del tavolo Parisi analizza le più diverse soluzioni costruttive, sperimenta materiali, si fa promotore di ricerche inusitate presso gli artigiani e gli industriali canturini. Il tavolo è per Parisi un punto focale all'interno della casa. Ecco quindi che nel Belvedere alla Villa Reale di Monza sono presentati sette tavoli di Ico Parisi dal 1948 al 1955. Ogni tavolo rappresenta una storia diversa: storia di progetto, ma anche storia di vita. E, in quest'accezione, a fianco a Ico compare necessariamente la moglie Luisa, preziosa collaboratrice e stimolatrice di molte situazioni che trovano compendio nello studio La Ruota, cenacolo progettuale e culturale inaugurato a Como nel 1947.
L'allestimento, organizzato in "stazioni" contraddistinte mediante gabbie in tubolare quadro bianco, a ricordare l'innamoramento di Parisi per l'avventura del razionalismo e dell'astrattismo comasco, cerca di restituire non solo l'importanza del singolo pezzo, ma anche un frammento di quel contorno progettualmente curato e controllato che Ico e Luisa Parisi sapevano sapientemente costruire.

Ritrovare Ico Parisi
15 Gennaio-19 Marzo 2017
Villa Reale di Monza
A cura di Roberta Lietti e Marco Romanelli
Progetto di allestimento: Marco Romanelli con Giorgio Bonaguro
Progetto grafico: GBstudio