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location: Melbourne, Australia

Le città vengono definite dal contesto naturale nel quale e sul quale si formano. In Australia un tale assioma è dato per scontato nel caso di Sydney, così determinata dalla forma della sua baia
e i rilievi dei suoi fiordi. A Melbourne, invece, superficie e topografia sembrerebbero tradire il disinteresse più totale del genius loci per il destino della futura metropoli, estesa, perlopiù
in orizzontale, su un raggio di 35 chilometri. Ma le apparenze, come si sa, talvolta ingannano. E questo a cominciare dagli inizi dell’occupazione europea del suolo, ai primi dell’ottocento, quando gli esploratori inglesi, a causa di un forte temporale, non riconobbero il fiume Yarra come corso di acqua dolce e decisero di proseguire, lasciando il territorio intorno all’odierna baia di Port Phillip nelle mani dei cinque ceppi aborigeni del gruppo Kulin che lo avevano abitato per 30.000 anni. Per un insediamento formale dei coloni britannici proprio sulle rive dello stesso Yarra bisogna attendere fino al 1835 quando, in prossimità del piccolo salto di quota che demarca la linea di marea e acqua dolce, viene creato uno sbarco per le navi, primo avamposto della città a griglia rettangolare tracciata solo due anni dopo, e di quella che esploderà con la scoperta dei giacimenti auriferi a metà del secolo. Seppure fondamentali nelle logiche localizzative della città futura, le piccole cascate dello Yarra vengono cancellate quasi subito dalla memoria urbana di una Melbourne in crescita, come Los Angeles, più verso l’interno che verso la costa, anche per la presenza di vaste zone paludose lungo il fiume e sulla baia. Di fatto, ci vorranno più di 150 anni perché i padri della città rivolgano nuovamente l’attenzione al corso d’acqua grazie al quale la città era stata fondata. Si puó dire che un periodo di tempo altrettanto lungo sia stato necessario per lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie edilizie che permettessero la costruzione di edifici a grande altezza su terreni alluvionali. Su di esse si è basata prima l’espansione culturale e commerciale a sud della griglia urbana consolidata, e quindi il risviluppo massiccio di tutto l’argine portuale lungo lo Yarra e i suoi bacini, secondo lo schema ormai classico della città post-industriale.
Fin dall’inizio invece, la scoperta dell’oro nell’immediato entroterra determina un processo di arricchimento economico e demografico che gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione di Melbourne in centro assoluto, più che avamposto geografico, dell’architettura Vittoriana. Nel primo quarto del ventesimo secolo, le pulsioni architettoniche cambiano, in coincidenza con l’investitura della città a capitale provvisoria dell’Australia, prima che Canberra venga terminata. Sono di questo periodo le incursioni più siginificative in quello che sarebbe andato a costituirsi come lo stile architettonico ‘australiano’, e che viene reso manifesto attraverso ricchi motivi decorativi che interpretano il paesaggio australiano attraverso la sua flora e la sua fauna. Un tale sostrato viene ulteriormente variegato dal grande flusso migratorio susseguente alla fine del secondo conflitto mondiale, che contribuisce a fare di Melbourne una delle città con il più alto tasso  di immigranti del mondo, ma anche un crogiuolo di culture e riferimenti architettonici che filtrano tuttora la sensibilità progettuale della comunità professionale. Oggi, libera da forti barriere naturali di tipo fisico e ancora sottoposta a flussi migratori, la città orizzontale continua a crescere verso l’esterno, generando forti pressioni per l’utilizzo di modelli alternativi di sviluppo urbano, tipologico ed infrastrutturale, a fronte di un paradigma sostenibile che ha bisogno di essere supportato da un dibattito serio sulla morfologia urbana. Se il posto delle vie d’acqua è stato (letteralmente) preso da quello delle autostrade, localizzate quasi lungo gli stessi alvei, l’attenzione architettonica al sistema infrastrutturale da un punto di vista paesistico è comunque aumentata, con la grande viabilità ormai riconosciuta come dominio precipuo di sperimentazione progettuale. A questo fanno ancora riscontro le opportunità offerte dalla città orizzontale, concentrate in gran parte sull’architettura
mono-residenziale, da sempre spina dorsale della pratica architettonica di Melbourne, sulla quale si appoggiano il piccolo ufficio e il denso mercato dei servizi professionali. Negli ultimi anni, il grande investimento pubblico in misure di pianificazione ed edifici istituzionali di vario tipo non ha cambiato molto questa situazione. La popolazione di Melbourne ha raggiunto quattro milioni, ma, se si escludono alcune sacche privilegiate, la città continua ad essere caratterizzata da bassa densità, scarsa connettività del tessuto metropolitano e presenza solo occasionale della sfera pubblica. Molti degli edifici presentati in questa selezione offrono elementi di riflessione su tali temi.

edited by Blair Gardiner
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