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Da Hammaburg ad HafenCity
Si dice che Amburgo abbia più ponti di Amsterdam e Venezia messe insieme. Pare che siano 2123. Forse oggi ad Amburgo l’acqua non è più così onnipresente come lo è ad Amsterdam o a Venezia ma resta il fatto che la città deve la sua nascita, il suo sviluppo e la sua importanza all’Elba, al Mare del Nord, all’Alster e ad altri affluenti.
Ed è proprio la molteplicità degli elementi topografici ad avere conferito alla città il suo tratto di unicità. C’è il corso dell’Elba con i suoi emissari, la cui foce è così vicina da minacciare con le sue piene la città stessa. C’è l’Alster che è stato arginato e trasformato in un lago interno alla città, c’è la Marschland piatta con le isole sull’Elba, ci sono le dorsali della Geest che vanno a costituire una sponda sopraelevata fino all’Elba e sono situate dove termina la vallata formata dallo scioglimento dei grandi ghiacciai dell’era glaciale. Ciascuno di questi elementi ha concorso a dare una forma diversa alla città e ha contribuito alla varietà della sua struttura e della sua forma.

Inizi
Le tracce più antiche di insediamenti risalgono alla prima Età della pietra. I ritrovamenti archeologici diventano più concreti a partire dal IV e dal VII secolo, ma già due secoli più tardi ad Amburgo si faceva la storia. L’imperatore Carlo Magno aveva esteso il suo Impero fino all’Elba. Nell’810 aveva fatto edificare un battistero per cristianizzare la regione. Hammaburg si trova citata per la prima volta nell’831 come residenza dell’Arcivescovo Ansgar [Oscar], che diede ad Amburgo il suo nome e che ancora oggi – sotto forma di icona stilizzata – decora lo stemma cittadino. Ma alla città non è stato concesso di svilupparsi tranquilla e indisturbata, poiché la sua collocazione al confine settentrionale dell’Impero era troppo insicura ed esposta ai cambiamenti. Nel periodo che arriva fino all’anno 1139 la città è stata distrutta e ricostruita nove volte. All’inizio la zona di insediamento si trovava sull’argine sinistro dell’Alster e sulla Bille, non sull’Elba. Nell’anno 1188 Wirad von Boizenburg ha fondato un nuovo insediamento commerciale sulla riva destra dell’Alster, dotato di un nuovo porto su quello che oggi è il Nikolaifleet. Si racconta che l’anno successivo l’Imperatore Federico Barbarossa abbia redatto una lettera di privilegio che garantiva alle navi di Amburgo la libera navigazione sull’Elba – un documento falso, come spesso succedeva all’epoca.
Ma i cittadini di Amburgo se ne sono preoccupati ben poco e hanno continuato sino ad oggi a festeggiare questa giornata come la data di nascita del porto. Dopo un breve intermezzo durante il quale la città fu sotto il dominio danese, nel 1235 fu costruito il terrapieno (oggi il Jungfernstieg) col quale venne arginato l’Alster. Gli specchi d’acqua che oggi si trovano dentro la città e che hanno un valore incalcolabile per la vita dei suoi abitanti hanno avuto origine quasi ottocento anni fa.

Città anseatica e città imperiale
Proprio nel XIII secolo Amburgo è diventata ciò che è ancora oggi, cioè una città di scambi e commerci. Nel 1321 è entrata a far parte della Lega delle città Anseatiche del Nordeuropa, assumendo nel volgere di breve tempo anche il ruolo di principale centro commerciale. Nel 1510 è diventata una libera città imperiale e nel 1558 vi è stata aperta la prima borsa tedesca. La scoperta dell’America e delle rotte verso l’estremo oriente hanno trasformato definitivamente la città e il suo porto in una via d’accesso al mondo intero.
Nel 1618 i cittadini hanno profuso enormi sforzi per rendere la città più sicura edificando una cinta di fortificazioni. Grazie all’ampliamento e ad una trasformazione profonda della città Amburgo rimase immune dalle devastazioni della Guerra dei Trent’anni (1618-1648), potendosi così ulteriormente sviluppare in età Barocca.
Vi fioriranno musica e teatro. L’occupazione napoleonica (1806-1814) pose fine a questa splendida epoca. Nel 1815, di nuovo libera, Amburgo entrò a far parte della Lega tedesca.

Città del mondo
Nel maggio del 1842 la città anseatica visse una catastrofe con conseguenze disastrose. Il «Grande Incendio» distrusse un quartiere dell’area urbana e privò 20.000 persone delle loro abitazioni. 1.700 case, 102 depositi, tre chiese e il municipio furono devastati dalle fiamme, ma dopo questa tragedia la città risorse dalle ceneri. I cittadini di Amburgo utilizzarono questo evento come un’opportunità per dare un nuovo assetto alla zona settentrionale del centro, ricostruendo l’ampia cinta muraria barocca, colmando di terra due Fleete [canali] e costruendo nuove case in stile classicista. Per la realizzazione del nuovo municipio la discussione andò avanti circa mezzo secolo, soprattutto per stabilire secondo quale stile architettonico andasse costruito l’edificio che doveva rappresentare la città. Presa la decisione nel 1886, il grande edificio in stile neo-rinascimentale fu inaugurato nel 1897, diventando uno dei più maestosi municipi di tutta la Germania.
Questo fu il periodo nel quale Amburgo diventò una città di livello mondiale. Il numero degli abitanti triplicò giungendo, nel 1900, ad un milione. Come in tutte le città industriali, l’area urbana fu ampliata e furono istituiti dei sistemi per il traffico e nuove infrastrutture. Con la fondazione del Reich Tedesco nel 1871 e l’ingresso nell’unità doganale, i viaggi per mare e il commercio internazionale aumentarono in modo esponenziale, tanto che anche l’area portuale poté continuare ad ampliarsi. Nel 1881 iniziò la costruzione della zona dei depositi, un porto chiuso ed escluso dalle imposte doganali, che ha finito per trasformare Amburgo in uno dei luoghi più grandi al mondo per lo stoccaggio e lo scambio di caffè, cacao, spezie e tappeti. La zona dei depositi con le sue costruzioni di mattoni di terracotta e il suo romanticismo borghese ispirato al Medioevo sarebbe diventata cento anni più tardi il nucleo di un nuovo sviluppo urbano. Ma, innanzitutto, il porto si allargò alla sponda meridionale dell’Elba e alle isole. La costruzione del Nordostseekanal (1895) aumentò ulteriormente l’importanza del porto con la sua via di accesso diretta all’Ostsee e i collegamenti con le colonie tedesche d’oltremare.

La convezione dei mattoni
Dal periodo imperiale fino all’inizio della Prima guerra mondiale nel 1914, Amburgo ha conosciuto un lungo periodo di forte crescita. Il volto della città ha preso forma con la costruzione di numerosi edifici come la stazione centrale, la stazione di Dammtor edificata in stile liberty, la Wasserturm di Sternschanze e i mercati coperti di Deichtor. Anche il porto cambiò profondamente le sue caratteristiche: le migliaia di alberi e vele scomparvero, lasciando il posto a ciminiere fumanti e a centinaia di gru d’acciaio.
Il fronte del porto con i suoi ponti di attracco, le rotonde per l’ingresso al tunnel dell’Elba, gli uffici di navigazione, l’Istituto di Medicina Tropicale e l’imponente monumento a Bismark assunsero l’aspetto che hanno ancora oggi e costituirono, accanto al lago interno dell’Alster e alla piazza del municipio, un ulteriore punto fermo che caratterizzava l’immagine della città.
Dopo l’Impero e dopo la Prima guerra mondiale, a fronte delle nuove condizioni democratiche e dell’estrema penuria di alloggi, il tema all’ordine del giorno divenne la costruzione di edilizia popolare. Una cintura di quartieri residenziali si estese intorno al cuore della città. Uno dei promotori di questa consistente attività di costruzione, Fritz Schumacher – il direttore dell’ufficio responsabile della costruzione di edifici pubblici – progettò pressoché tutte le scuole comunali e le altre infrastrutture. La convenzione dominante dell’uso del mattone fece sì che i diversi stili a quel tempo in uso – espressionismo, stile tradizionale, il moderno funzionalismo – potessero unificarsi dando vita a quartieri armonici. Nel frattempo nel centro della città era sorto il famoso quartiere residenziale di Kontor, con le sue facciate klinker espressioniste e con la grandiosa Chilehaus come simbolo.

Il colpo di campana
Nella città anseatica la fase architettonica del periodo nazionalsocialista successivo al 1933 ha lasciato meno tracce che in molte altre città tedesche, nonostante il fatto che Amburgo fosse considerata una delle quattro «città del Führer». Particolarmente importante per la storia della città è stata la legge del 1937 sulla «Grande Amburgo», in conseguenza della quale sono state riunite le cittadine di Altona, Wandbek, Harburg-Wilhelmsburg e altre piccole comunità dei dintorni.
Durante la Seconda guerra mondiale Amburgo, che era la più importante città portuale della Germania, è stata uno dei principali obiettivi degli attacchi aerei alleati. Hanno perso la vita 50.000 abitanti. Intere parti della città sono state cancellate. La metà delle abitazioni sono sprofondate nelle macerie e nella polvere. L’80% del porto andò distrutto.
Dopo la guerra si assiste ad un rapido miracolo economico che ha portato con sé il potenziamento dei cantieri navali e lo sviluppo dell’industria petrolifera, dell’industria alimentare e del tabacco e la nascita di un nuovo centro dell’editoria tedesca. Dopo avere eliminato le macerie e avere rimesso in sesto le rovine che potevano essere riparate, dal punto di vista architettonico la ricostruzione ha avuto inizio con un colpo di campana: al centro del quartiere di Herverstehude, su un appezzamento di terreno liberato dalle macerie, è sorto un gruppo di 12 grattacieli, dei parallelepipedi allineati e collocati in modo perpendicolare alle strade secondo lo stile architettonico radicale di Ludwig Hilberseimer. Gli insediamenti costruiti tra il 1946 e il 1956 erano dei segnali dell’atmosfera di cambiamento che mostrava i suoi effetti anche oltre la città di Amburgo.

Libera circolazione per le auto
Per molti insediamenti di nuova costruzione e per le città giardino nelle aree fuori città la modalità di costruzione prevedeva libertà di circolazione e intensa vegetazione. Il programma era quello del ritorno a principi geometrici di un ordine che doveva dare corpo al nuovo assetto del potere politico, collocando le strade in modo organico, mantenendo alcune aree agricole tra gli edifici e facendo circolare liberamente le auto. Anche il centro cittadino venne modificato per adattarsi al notevole aumento delle automobili, con la realizzazione della Ost-West Strasse, un ampio corridoio per il traffico che attraversava i quartieri distrutti. Lungo questa strada fu edificata una sequenza di palazzi considerati simbolo della ripresa economica – singoli edifici che non si integrano particolarmente nella struttura architettonica della città – e il quartiere di uffici di City Nord, un insieme monofunzionale di edifici di grandi dimensioni a misura di automobile, di cui solo alcuni risultano convincenti dal punto di vista architettonico.
Negli anni Sessanta, nel settore dell’edilizia abitativa, sono sorti ai margini di Amburgo grandi insediamenti costruiti in modo seriale e industriale mentre negli anni Settanta il trend si invertì
e i cittadini ricominciarono ad andare alla ricerca della vivacità urbana del centro della città.

Un progetto per il secolo
La ristrutturazione dell’industria e dell’economia e, in particolare, la crisi dei cantieri navali portano con sé nuove sfide architettoniche. Si liberano grandi aree industriali che vengono riprogettate e ricostruite.
I container standard rivoluzionano la navigazione. Il porto si sposta verso Ovest. All’improvviso si hanno a disposizione depositi, vecchi bacini, intere aree del porto. La città si proietta verso il porto con la «collana di perle», una sequenza di edifici per uffici e abitazioni lungo gli argini dell’Elba che va verso ovest, dal Baumwall del centro della città fino a Neumülen. Anche le aree dismesse del porto in direzione est, dalla vecchia zona dei depositi fino ai ponti sull’Elba, sono stati l’occasione per un grande piano urbanistico. Con il progetto di HafenCity che si rivolge al nuovo secolo, Amburgo raccoglie nuove sfide sociali e risponde alle esigenze di vita e di alloggio di chi abita la città nell’epoca della società dei servizi.

 

Falk Jaeger studied architecture and history of art at Braunschweig, Stuttgart and Tübingen. He worked 1983-88 for the Institute of History of Architecture at the Technical University of Berlin. From 1993 to 2000 he was appointed Chair of Theory of Architecture at the Technical University of Dresden. From 2001 until 2002, he was editor in chief of the German architecture magazine Bauzeitung. Today he is living in Berlin as a free lance journalist, editor and curator, working on architec-ture, theory and history of architecture for major newspapers, architecture maga-zines and radio stations.