area 125 | cino zucchi cza

architect: Cino Zucchi Architetti

location: Milan

year: 2006

Una narrazione architettonica
Senza alcun tentativo di percorrere scorciatoie di natura “mimetica” - che spesso rivelano a un secondo sguardo il loro carattere superficiale e opportunista – il progetto opera una rilettura contemporanea e “astratta” di alcuni temi che ricorrono in filigrana nell’architettura residenziale milanese degli ultimi due secoli e che fanno da sfondo amato al paesaggio urbano della città. Il fronte su via Viganò è caratterizzato da un profilo mistilineo dove i volumi dei servizi e delle risalite verticali articolano il paramento murario in una serie di sporti e rientri che danno valore plastico alla facciata, per poi venire riunificati a livello del coronamento dal profilo di gronda dall’andamento continuo. Il tema del “bovindo”, o dell’aggetto del muro di forma trapezia – presente in molta dell’edilizia di epoca berutiana in tutte le aree di consolidamento e di espansione della secondo metà dell’ottocento – attraversa poi tutto il secolo scorso, ritrovandosi sia nell’edilizia del primo novecento che in una serie di interventi di grande qualità del secondo dopoguerra.
Il progetto trasforma questo motivo in una sorta di increspatura del fronte su via Viganò che genera una sorta di “ordine gigante” rispondente al partito architettonico dell’edificio esistente sull’altro lato. Il rivestimento lapideo di questa facciata è realizzato in lastre di grande dimensione e dalla finitura diversa, levigata e sabbiata. Molta dell’edilizia eclettica del primi del secolo, ma anche molta di quella successiva, presenta temi che trasfigurano il tema del bugnato in forma quasi “pittorica” attraverso la variazione controllata del colore degli elementi di rivestimento, sia nella giustapposizione pietra/laterizio, che in quella di lastre di pietra di diverso colore e dimensione, sia talvolta con campiture di intonaco di diverso colore. Così l’attacco a terra e il coronamento del fronte su via Viganò generano anomalie scalari nel rivestimento continuo, svolgendo il tema del “basamento” e del “coronamento” secondo una sensibilità tutta contemporanea. Le finestre, bordate sui due lati da elementi leggeri che richiamano veneziane aperte, si impilano in verticale a formare una serie verticale che tiene insieme la scala dell’edificio. Il “taglio” dei lati sud e nord rivela e deforma la geometria del tetto ad una falda sola. Il fronte del nuovo edificio prospiciente al giardino, con le sue logge profonde che estendono lo spazio del soggiorno verso il giardino, ha invece una matrice diversa.
Se la sua ragione è primariamente di natura ambientale (l’orientamento sud-ovest abbisogna di profonde schermature solari che diventano l’estensione dello spazio dei soggiorni) esso costituisce anche una riflessione progettuale su di una lunga serie di “schermi abitati” presente nell’edilizia residenziale del secondo dopoguerra. La splendida casa di Ignazio Gardella in via Marchiondi (e quella vicina, altrettanto convincente, di Roberto Menghi), le case di via Massena di Luigi Caccia Dominioni, quelle in via S.Pio V di Gustavo e Vito Latis, gli interventi sopramenzionati in via Quadronno, via Pagano, via Pascoli e molti altri, svolgono il tema del balcone verde con una grande attenzione al rapporto con gli spazi della città.
Il lato del progetto prospiciente il giardino acquista un profilo mistilineo a rivelare la sua complementarietà con il disegno del verde; gli ultimi due piani si arretrano e si rompono a creare una serie di terrazze degradanti; il tetto a falda unica converge verso l’interno a rivelare il carattere asimmetrico dei due fronti, quello più“formale” verso strada e quello più domestico verso il giardino.