area 103 | Paris

architect: Mario Bellini and Rudy Ricciotti

location: Paris

year: 2005

Coprire la corte Visconti con una struttura vetrata è un’idea novecentesca molto nazionale per uno spazio che, fino a oggi, si è mantenuto aperto. Alterare questa corte con un ingombro architettonico estraneo imporrebbe, in modo irreversibile, alle facciate, già poco luminose, un’infelice penombra. Smembrare l’Arte Islamica su più livelli, significherebbe contribuire, con il discorso museografico, alla rottura della identità della sua narrazione. Creare dei mezzanini all’interno della corte richiamerebbe ingiustamente la cultura consumistica dei grandi magazzini. Imporre ai tesori orientali una definitiva impossibilità di fuga da una corte chiusa, testimone delle epopee stilistiche francesi, costringendoli tra quattro mura, rimanderebbe anche concettualmente a una volontà fuori luogo di confinamento nei confronti della cultura islamica. L’occidente ha sempre ragione, ma il Louvre non la pensa così. Possiamo sognare un altro atteggiamento che, con meno pesantezza e maggior grazia, accolga amichevolmente l’Islam con l’immagine della mano tesa di Montesquieu al persiano in visita a Parigi. Le scelte architettoniche e museografiche La Cour Visconti non sarà coperta, ma resterà visibile: questa è la scelta architettonica affermata con forza dagli architetti Mario Bellini e Rudy Ricciotti, alla ricerca di una integrazione dolce e senza violenza tra un progetto architettonico risolutamente contemporaneo ed un sito storico. Considerando che il sottosuolo è l’ultima risorsa fondiaria disponibile e che esiste già al Louvre una tradizione di sfruttamento del sottosuolo, si tratta, ancora una volta, di non sprecare questa opportunità. Peraltro, le due facciate della galleria Daru hanno il privilegio, tramite delle belle finestre, di essere a contatto con l’esterno e di offrire al visitatore un riparo naturale: vedere la pioggia, il cielo, il sole, la luce, suggestiva a Parigi soprattutto in inverno quando nevica, ebbene tutto questo è un privilegio raro al Louvre. Coprire la corte significa squilibrare irrimediabilmente la galleria di Samotracia e creare una vicinanza semantica desacralizzante tra l’arte greco-romana e l’arte islamica. Questo progetto propone di lottare contro una maledizione che parrebbe voler martirizzare tutta l’avventura, il patrimonio architettonico e artistico dell’Islam in un solo impeto al quale mancherebbe il dubbio come intuizione concettuale. La presentazione delle collezioni si dispiegherà su circa 3.000 mq. suddivisi in solo due livelli. Il primo – al livello della corte – presenterà le opere comprese tra il VII e il X secolo; il secondo – al livello interrato ovvero al livello del “nuovo” piano terra – esporrà le opere dal XI al XIX secolo con la prestigiosa collezione di tappeti. I nuovi spazi museali sono coperti da un Velo luminoso che, effondendo una discreta illuminazione diffusa, fluttuerà delicatamente sull’allestimento museografico. Dall’interno dei nuovi spazi museali si avrà la percezione delle facciate della corte. Dall’interno delle sale, il visitatore potrà ammirare il gioco di pieghe e onde della copertura che darà a tutto l’insieme una poetica suggestione. Il visitatore, provenendo dalla Piramide, giungerà al livello più basso dell’Aile du Manège (ovest), allo stesso livello della Cour Visconti; invece che risalire le scale mobili che portano al livello superiore, il visitatore, sarà attirato dalla spettacolare visione del Velo che anima la corte di una nuova presenza: è l’entrata al nuovo Dipartimento di Arte Islamica. Il percorso di visita forma un circuito perfetto, non introducendo alcuna circolazione superflua. Le altre collezioni distribuite attorno alla corte, saranno messe in risonanza con le collezioni d’arte Islamica grazie alla connessione con quelle delle Trois Antiques, con quelle della Grecia Pre-Classica, dell’Egitto Copto e dell’Egitto Romano. Il progetto museografico rifiuta la parcellizzazione spaziale per privilegiare la continuità del percorso di visita. L’assenza di interruzioni nello scorrere della visita rinforzerà il senso di un discorso ritmato solo dai tempi di permanenza davanti agli oggetti, dalla meditazione e dal riposo voluti e favoriti dal progetto. La luce naturale sarà largamente diffusa dal Velo di copertura, la cui stratigrafia sarà trattata in modo da poterne graduare l’intensità ed evitare l’abbagliamento. Nel mezzo dell’estate, l’intensità luminosa all’interno delle sale espositive non supererà il livello di lux previsti per la buona conservazione dei reperti esposti e per il comfort dei visitatori. Al livello più basso delle sale, la vista del Velo sarà possibile in numerosi punti, grazie alle aperture previste nelle solette lungo il perimetro della corte, confermando così al “Velo” stesso il ruolo elemento unificatore delle collezioni. La copertura è realizzata da una struttura spaziale metallica rivestita da due pelli, una esterna, vetrata e una, interna, di controsoffittatura di rivestimento. Al fine di generare una texture leggera e translucida, particolare attenzione è stata posta allo studio morfologico e cromatico: tubi rotondi per avere ombre morbide e colore chiaro per alleggerirne la presenza. Lo spessore della copertura è variabile, determinato anche dalle esigenze di spessore strutturale.

The Mario Bellini Architect(s) firm commenced its activities in the early Eighties, with a series of important private and public projects in Italy and in Japan. The firm rapidly grew to employ more than 50 young architects from all over the world, and immediately availed itself of the new IT systems. In the early Nineties Mario Bellini renovated a large industrial building by the canals, or Navigli, of Milan, relocating to this venue which is the current base of the firm. The first architecture firm in Italy to obtain ISO 9001 certification, it has won numerous international competitions and, with the aid of foreign branches, expands its horizons with prestigious contracts, mainly public, in Germany, France, United States and Australia, and in the most important cities of Italy (as for instance Turin, Genoa, Bologna, Verona and Modena).

Rudy Ricciotti’s early works are characterized by a radical, carefree approach, displaying a variety of forms and full of energy. Since the beginning of 1990s, Ricciotti has been influenced by the Arte Povera and his buildings have become more austere and functional, making use of minimalist and "low-tech" solutions. With the opening of the concert hall in Potsdam, and the construction of a footbridge in Seoul ("Footbridge of Peace", 2002), Ricciotti received international recognition. He won the National Grand Prize in Architecture in 2006. His current projects include the Museum of European and Mediterranean Civilizations, the Arts of Islam Department in Louvre Museum, the Rivesaltes Memorial, the Palace of Festivals in Venice, Jean Bouin Stadium in Paris…

architetto: Mario Bellini
architetto associato: Rudy Ricciotti
museografia: Renaud Pierard
ufficio tecnico: BERIM
cliente: Etablissement Public du Louvre
costi: 32.000.000 euro
superficie: 5.000 mq
concorso: 2005