area 100 | changing cities

architect: Frank O. Gehry

location: Bilbao, Spain

year: 19911997

Bilbao negli ultimi anni ha potuto constatare l’intervento strategico di alcune prestigiose firme dell’architettura mondiale: la linea metropolitana realizzata da Norman Foster, l’aeroporto di Santiago Calatrava, il nuovo piano regolatore generale incaricato a Cesar Pelli, anche se indubitabilmente su tutti spicca, almeno per il momento, il museo Guggenheim, in un certo senso autentica Stadtkrone di questa città, eretta nell’obiettivo di introiettare l’istanza di rappresentatività dei cittadini baschi. Ed è certo che nell’attualità siffatto aggrovigliato “polipo d’acciaio” (L. Fernández Galiano) richiama immediatamente il nome di Bilbao, essendo divenuto quindi, in breve tempo, emblema non solo di questo capoluogo del Nord della Spagna ma anche della traiettoria professionale del suo autore, Frank Gehry. Il Guggenheim di Bilbao, un gran intrico di volumi che emerge da una sponda del fiume Nervión quale impressionante scultura, è uno spettacolo messo in scena con indubbia destrezza. Come punto di partenza si avverte la volontà di coinvolgere il pubblico in un contesto a lui estraneo, conformando un’architettura artistica in presa diretta con i sentimenti e le emozioni dello spettatore; un fruitore che si vedrà quindi inevitabilmente costretto a “rappresentare” un ruolo durante la sua personale esplorazione dell’edificio. La scomposizione volumetrica invalida qualsiasi restituzione unitaria del costruito; prismi difformi si incastrano e sovrappongono, venendo a volte incisi da grandi vani finestrati. Lo smontaggio dei volumi consente all’autore di ricorrere a un’organizzazione per padiglioni indipendenti – abituale nella sua progettazione – che tuttavia, in questo caso, eludono formalizzazioni elementari, mediante avviluppate articolazioni create con l’aiuto del computer. Una complessità che, come conseguenza, ci impedisce di stabilire esplicite relazioni biunivoche fra esterni ed interni, manipolando il senso d’orientamento del visitatore, la cui attenzione si troverà sempre più ad essere astratta dal contesto, polarizzandosi esclusivamente sulle virtù dell’edificio. In ogni caso, in tale continuum spaziale si decanta un “cuore” compositivo: l’atrio con le sue altissime colonne vetrate contenenti i sistemi di circolazione verticale. Sull’inesistenza di frontiere disciplinari fra arte e architettura lo stesso Gehry è stato peraltro esplicito: “Molti architetti mi considerano un artista; lo fanno per emarginarmi. Io non ho mai compreso come si possa tracciare questa linea di separazione”. E, in effetti, il perdurare della sua architettura sembra essere garantito – come ci ricorda Rafael Moneo – più che dalle virtualità dell’edificato, dal valore che possiamo assegnarli come conclusa “opera d’arte totale”.

progetto: Frank Gehry
luogo: Bilbao, Spain
date: 1997
programma: art museum
sistema costruttivo: telaio di acciaio, lamiere di titanio
fotografie: Duccio Malagamba