area 120 | Beirut

Come possibile chiave di lettura della città di Beirut, propongo una breve panoramica storica del suo spazio pubblico. Sin dalle primissime fasi del suo sviluppo urbano, nella capitale libanese gli spazi pubblici sono emersi in associazione con interventi esogeni. Ne sono tracce tuttora percepibili le terme Romane e gli assi di Cardo e Decumano, le contemporanee strade Ma’arad-Allenby e Weygand.
Tranne poche eccezioni, gli spazi pubblici di Beirut sono il risultato della sovrapposizione di diverse epoche e climi politici. Tra le eccezioni ci sono gli spazi situati nel distretto centrale, ricostruito dall’agenzia Solidere, che costituiscono un riflesso della strategia aziendale di promuovere la proprietà. Inoltre stanno emergendo in tutta la città varie iniziative private nate con lo scopo di creare spazio pubblico.
Gli spazi pubblici risalenti al periodo Ottomano includono i giardini di Sanayeh, il Serraglio e i suoi giardini, Sahat Al Sur (piazza Riadh Solh) e la Corniche. Tali spazi furono costruiti come strumenti di modernizzazione della città sull’esempio di Istanbul e per enfatizzare il dominio imperiale su Beirut.
Durante il mandato francese, la città fu rimodellata come riflesso di uno stile di vita francese con i suoi caffè, cinema e promenade, ma anche come base di un successivo stato libanese indipendente. Tali spazi sono tuttora riconoscibili in Sahat Al Hamidiyah (piazza dei Martiri), piazza dell’Etoile, la Foresta dei Pini e la stessa Corniche, originariamente di pianificazione ottomana. Dopo l’indipendenza, ancora tecnici francesi prepararono diversi piani per Beirut, con un accento variabile sullo spazio pubblico e una maggiore attenzione alla rete dei trasporti all’espansione urbana connessa alla crescita della popolazione.
Il piano di Ecochard, adattato nel 1954 sulla base sul suo stesso precedente piano del 1944, evidenziava l’importanza dello spazio pubblico. Ad ogni modo, ben pochi spazi aperti furono realizzati a parte le strade. Nei piani successivi, il fattore “spazio pubblico” si andò progressivamente diluendo in forza degli interessi immobiliari privati. Il risultato è l’attuale denso tessuto urbano in cui respirano rari spazi, condivisi da una sempre crescente popolazione.
Durante il periodo della Guerra Civile Libanese, con l’evacuazione del centro città e la frammentazione sociale e fisica lungo la linea di demarcazione rappresentata dalla strada di Damasco, si giunse a una sorta di annullamento dello spazio pubblico e alla conversione delle principali piazze e snodi del trasporto in spazi per le milizie. Quest’amputazione urbana causò una distorsione della struttura socio-culturale di Beirut e incise profondamente nella vita quotidiana delle persone.
Gli sforzi post-bellici di ricongiungere la città divisa e ricostituire i suoi spazi pubblici sono stati circoscritti a intenzioni irrealizzate. I pochi spazi pubblici di Beirut sono stati rigenerati a fatica o, altrimenti, hanno modificato il proprio senso pubblico secondo la localizzazione. In centro, i pianificatori di Solidere hanno incrementato i propri sforzi per reintrodurre spazi pubblici a varie scale, come agenti di coesione rispetto alla popolazione lacerata dalla guerra.
Ma il senso pubblico di questi spazi risulta però tuttora ambiguo, specialmente per i problemi legati alla sicurezza, al controllo degli accessi e agli usi delle aree limitrofe. Il parco delle terme romane è un esempio di tali spazi (pseudo)pubblici. Inoltre, gli artefici del progetto non hanno mai indicato in che modo il centro dovrebbe connettersi con il resto della città e la popolazione che vive nelle zone periferiche. Nel marzo 2005, la zona di piazza dei Martiri è stato rivendicato dai libanesi modificando l’immagine del centro città e mettendo in questione gli spazi pubblici di Beirut.
L‘instabile situazione della città si riflette in adattamenti, temporali e spaziali, a pratiche collettive in assenza di spazio pubblico. Le precedenti pianificazioni municipali e un diffuso laissez-faire hanno contribuito all’attuale scenario di spazi pubblici rivolti a un popolazione frammentata dalla guerra.
Oltre alle aree ereditate dal passato, a Beirut i molti spazi pubblici temporanei non definiti ufficialmente danno un’idea di come i cittadini affrontano i vari problemi di sicurezza, memoria collettiva e territorialismo. In questo quadro si spazia dall‘inseriemento di fioriere all‘interno di un portico fino all’utilizzo di un lotto abbandonato come campo sportivo. Queste rudimentali iniziative che si possono apprezzare in tutta la città sono la prova del bisogno di risposte a un’urgente necessità di spazio pubblico.

 

Christine Mady is Assistant Professor at the Department of Architecture, FAAD, and contributes to courses within the Masters in Design Program. She has professional experience in architecture and urban planning in Lebanon and abroad. Her areas of expertise covered planning practice, inclusive design and planning, planning for the enhancement of natural and cultural heritage, and public spaces within the built environment.