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Lignaggio delle forme
Come si fa a far durare più a lungo un vaso da fiori? Questa domanda, per quanto semplice, ha dato inizio a un processo che ha profondamente influenzato la storia dell’architettura.
Joseph Monier, francese, di professione giardiniere ha infatti dato una risposta a questa domanda creando una miscela di calcestruzzo e acciaio, inventando così il cemento armato.
Probabilmente non era stato il primo a mischiare i due materiali, ma la genialità di questo personaggio sta nell’aver compreso le potenzialità della propria scoperta, che poteva essere utilizzata per la progettazione di ponti e serbatoi idrici.
Quello che stiamo vivendo oggi è un momento simile, una svolta nel campo della produzione architettonica, trainata, da un lato, dalla comparsa sulla scena di nuovi materiali, dall’altro da una maggior capacità di controllo sulla materia, data dall’utilizzo di macchine CNC, tranciatrici laser
e stampanti 3D. Si è parlato, in tal senso, di seconda rivoluzione industriale1, che sta già cominciando a modificare il corso dell’architettura.
Stiamo assistendo ad una profonda frattura con ciò che è stato il concetto di architettura predominante nel XX secolo, gli architetti si stanno riappropriando del proprio ruolo di “costruttori”, assumendo così un maggior controllo sullo spazio architettonico progettato. La stretta relazione che intercorre tra architettura, struttura e materia non è certo una novità, è all’origine stessa della professione, così come la intendiamo oggi. L’architetto, nell’accezione moderna del termine, compare, per la prima volta, nell’epoca del gotico, allora era un “capomastro”, in grado di concepire soluzioni per lo spazio usando intelletto e creatività e capace di realizzare le proprie idee. La concretizzazione di un’idea richiede ovviamente una profonda conoscenza di tutti i processi e la capacità di intuire quali siano le tensioni dei materiali, che vengono a delinearsi durante la costruzione. Nel XIX e soprattutto nel XX secolo abbiamo assistito ad una separazione tra materiale, struttura e architettura, che sono stati oggetto di settori differenti; tale separazione è, in parte, il risultato della rivoluzione industriale e della domanda incalzante di una competenza sempre più specializzata, finalizzata ad un aumento della produzione in campo edile. A dimostrazione di quanto sostenuto, si analizzi il modello organizzativo più comune delle imprese edili.
Negli ultimi anni tuttavia, sono emersi metodi e modelli alternativi sostenuti dalle nuove possibilità offerte da innovative tecniche informatiche di progettazione. Ad oggi, non è più possibile definire tali sviluppi come avanguardie, si parli piuttosto di un modello alla base di una nuova rivoluzione industriale, che non si basa più sul concetto di ripetizione ma sull’intelletto, sulla capacità di definire nuovi processi e sull’utilizzo di nuove tecniche di produzione computerizzata. Lanciarsi in un’analisi più approfondita di ciò che ha dato inizio a tale evoluzione, significherebbe perdersi in una miriade di riflessioni. Basterà dunque ricordare che ci troviamo solo all’inizio di ciò che viene descritto come la seconda rivoluzione industriale e che gli effetti che questa avrà sull’architettura sono stati valutati solo in superficie. Solo alcuni studi si sono spinti oltre e sono passati alla realizzazione di edifici cosiddetti PoC (proof-of-concept), impiegando tecniche apparentemente simili a quelle adottate in origine solo dalle imprese edili e dagli ingegneri, utilizzando frese CNC per realizzare i tradizionali giunti in legno per tetti a due spioventi ad esempio, quindi adottate, in un secondo momento, anche dagli architetti stessi, resi così in grado di esplorare le nuove possibilità. Quest’alleanza dell’ultima ora tra architetti e nuove tecnologie ha fatto sì che la qualità della costruzione divenisse parte integrante del progetto architettonico, parte del DNA di quest’ultimo. Una lunga serie di istallazioni, realizzate in un primo momento solo in ambito accademico, hanno dimostrato le tante opportunità offerte dalla progettazione parametrica e dalla rivoluzione avvenuta in ambito costruttivo.
La nuova tendenza è quella di affiancare comportamenti riscontrabili in natura al rigore matematico, alle pressioni ambientali e a tutta una serie di altri parametri in grado di controllare l’espressione architettonica, al fine di realizzare composizioni materiche collocate nello spazio, che siano all’altezza dell’esempio. La forma viene lievemente modificata dalle pressioni esercitate su di essa. Da un determinato punto di vista, la svolta paradigmatica è stata completa e ha interessato ogni aspetto della produzione architettonica, dalle prime bozze realizzate a computer, o anche solo da una singola riga del codice, fino alla progettazione parametrica e alla realizzazione finale dell’edificio. È interessante osservare gli stessi cambiamenti avvenuti nel linguaggio settoriale, dove si è passati dal verbo “costruire” al verbo “fabbricare”, come se l’architettura avesse smesso di considerarsi la disciplina del “costruire muri” per divenire disciplina che modella lo spazio e lo “fabbrica”, indicizzando numericamente la distribuzione della materia in esso. L’interazione tra struttura, superficie e dettaglio crea, in effetti, un reticolo di forze e funzionamento, in grado di definire volume e sito in modo alternativo alle più comuni tecniche architettoniche.
Alla luce dei recenti sviluppi dei processi computerizzati applicati alla forma, indeboliti dall’applicazione di algoritmi elementari o dall’uso di sofisticati modelli generativi computerizzati, rimane la questione della suddivisione dello spazio in elementi costruttivi. Il presente saggio ha per oggetto la relazione che intercorre tra la superficie e il dettaglio e si pone come obiettivo quello di riflettere sulle opportunità di progettare il dettaglio in modo da rispondere alla specifica forma della superficie. Il padiglione austriaco, realizzato per l’Expo di Shanghai, costituisce la prova che, riducendo la massa dei dettagli sulla facciata, verranno ridotti anche i diversi problemi di produzione architettonica, si pensi al passaggio tra piano orizzontale e verticale della materia, al problema della risoluzione e a quello legato al cambiamento graduale degli effetti cromatici, si consideri il passaggio di materia tra l’interno e l’esterno e alla questione delle aperture in presenza di geometrie curvilinee complesse.
L’abbinamento di strumenti parametrici e comunicazione lineare, tramite modelli in 3D, ha reso più semplice il dialogo con il cantiere. L’idea dunque di ridurre i dettagli, quali orpelli del progetto, e includere la performance nella geometria stessa della superficie, è un’idea apprezzabile; tale scelta infatti non solo permette di realizzare in fase di costruzione esattamente ciò che era stato previsto in fase progettuale, ma porta altresì ad una diminuzione dei tempi e dei costi. Su scala più ampia, applicare il concetto dell’inclusione del dettaglio nella superficie significa dar vita a una svolta di tipo radicale che riguarda lo stesso concetto di spazio architettonico, che da sistema edilizio e “additivo”, diviene lignaggio delle forme.

Matias del Campo & Sandra Manninger sono a capo dello studio SPAN, studio di architettura fondato a Vienna nel 2003. I loro progetti di architettura si basano sull’interesse per il romanticismo, la geometria, la biologia e la botanica. Utilizzando il più sofisticato design digitale e avanzati strumenti di fabbricazione, SPAN si inserisce tra i leader della nuova generazione dell’architettura formale europea. Matias del Campo & Sandra Manninger ricevono nel 2006 la borsa di studio MAK Schindler e nel 2008 e nel 2010 sono curatori alla Biennale di Architettura di Pechino.
Insegnano in istituzioni quali l’Angewandte di Vienna, l’Università della Pennsylvania, il DIA Dessau Institute of Architecture e il DTMA SIVA della Fudan University di Shanghai. Fra i loro lavori si ricordano il progetto per il Padiglione Austriaco all’Expo 2010 di Shanghai e il premiato Museo Brancusi di Parigi. Attualmente i loro lavori sono in mostra alla 13° Biennale di Architettura di Venezia, Italia.